È scomparsa all'età di 91 anni a Roma, a causa di un arresto cardiocircolatorio, Rosetta Loy una delle più importanti scritttrici italiane, che nella sua lunga vita ha parlato d'amore, guerra e morte, scrivendoli in maniera essenziale e diretta nei suoi lavori, che arrivavano potenti e diretti al lettore. Non a caso il suo primo racconto lo aveva scritto quando aveva appena nove anni, come raccontò lei in un'inervista: "Il primo racconto l’ho scritto che avevo nove anni, a quattordici scrivevo dei racconti che leggevo chiusa in camera alla mia migliore amica Isabella. Ma a scrivere con costanza e metodo, e la ferma determinazione a diventare scrittrice, quella è avvenuta a ventiquattro o venticinque anni".
Il suo lavoro venne scoperto e fortemente apprezzato da Natalia Ginzburg, tanto che con il suo esordio letterario La bicicletta, vinse il premio Viareggio Opera prima, usando il cognome del primo marito Giuseppe, fratello del regista Nanni. Un romanzo fatto di storie minime che girano intorno a una grande casa di campagna, e racconta di generazioni nella tempesta della storia, atraverso dettagli, gesti, e le piccole liturgie domestiche.
Di lei il critico letterario Cesare Garboli, con cui Loy ha condiviso un lungo tratto di vita e al quale ha dedicato il suo ultimo libro Cesare, scrisse: "Rapida, essenziale, concreta; ma, come certi scrittori dell’Ottocento, si esalta in quegli argomenti sui quali finiamo sempre col misurare, per abitudine, il talento dei romanzieri: l’amore, la guerra, i bambini, la morte". Ogni suo romanzo è una tessera di un ampio puzzle che ha raccontato riflettendo il periodo storico nel quale è vissuta con il buio del periodo fascista e la speranza della rinascita dopo la guerra.
Alle sue radici ebraiche dedicò nel 1997 una lunga e dolorosa riflessione ne La parola ebreo che vinse il premio Fregene. Dentro c’è la storia della sua famiglia, borghese e cattolica, che, senza aver coscienza della tragedia che si stava perpetuando, accettò passivamente le leggi razziali. Più volte intervenne anche sul rischio dell'oblio: "Dimenticare l’orrore delle persecuzioni antisemite di questo secolo e il suo spaventoso finale può essere molto pericoloso. È come essere miopi e buttare via gli occhiali". Nel 1988 vinse il premio Campiello con il romanzo Le strade di Polvere, che venne tradotto in molte lingue, che parte dal Settecento e arriva agli anni dell'Unità d'Italia. Molto amata nel mondo francofono: i fratelli Dardenne titolarono un loro film Rosetta come omaggio al suo nome.
Fu una scrittrice molto prolifica con una grande produzione letteraria. In Cuori infranti (Nottetempo, 2010), racconta gli omicidi di Novi Ligure e di Erba. Con Gli anni fra cane e lupo (Chiarelettere, 2013), ha ripercorso la storia d’Italia dal 1969 al 1994. Nel 2016 esce Forse (Einaudi), il suo racconto autobiografico.
I funerali di Rosetta Loy si terranno martedì a Roma alle 10,30 nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, Grottarossa. La scrittrice sarà tumulata in Piemonte nel cimitero di Mirabello Monferrato, il paese dove è ambientato Le strade di Polvere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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