Sin dai tempi antichi il mare ha esercitato un forte potere sulla curiosità degli esseri umani, inondati di domande e paure su ciò che si nasconde sotto la superficie degli oceani, in quel mondo dove la luce non filtra e l'oscurità cela misteri. Non sorprende, dunque, che una delle figure più utilizzate nelle narrazioni sia quella della sirena, una creatura ibrida, divisa a metà tra due mondi che non può abitare in serenità, perché destinata a sentire la nostalgia di quello che non abita. Ariel, ne La sirenetta, guardava con nostalgia al mondo degli umani, irretita da una realtà che non apparteneva alla sua quotidianità. Ma persino le sirene contro cui combatteva Ulisse, fameliche e ingannatorie, erano creature che odiavano ciò che non potevano avere, ciò a cui non potevano appartenere del tutto. Ed è giocando su questo antico archetipo che Monique Roffey scrive il suo La sirena di Black Conch, breve e intenso romanzo che arriva in libreria grazie a Marsilio.
La sirena di Black Conch, la trama
"Aycayia è il mio nome di tanto tempo fa. Sono una leggenda che prende vita". È con queste parole che si presenta la protagonista, voce narrante dell'opera e protagoista di una storia che rimanda appunto l'odore del mito e della leggenda. Ma Aycayia non è una vera sirena o, almeno, non lo è dalla nascita. La sua natura è stata modificata, plasmata dal risentimento e dalla gelosia di donne che vedevano in una ragazza bella e sensuale una minaccia alla loro serenità e che, proprio per questo, hanno fatto cadere sulla donna una maledizione che la costringe in un corpo che è quello di una creatura marina, costretta a nuotare al largo dell'isola (finta) di Black Conch, al largo dei Caraibi. La solitudine della donna, però, si ritira come la risacca del mare quando alle sue orecchie giungono note dolci e nostalgiche suonate da un pescatore, che la spingono a cercare di nuovo la superficie. Ed è David, coi suoi dreadlock e il suo aspetto quasi magico, a ridare l'umanità a Aycayia, svestendola di squame e ricoprendola di un desiderio fatto di carne e respiri.
Un romanzo potentissimo sul mondo femminile
La sirena di Black Conch potrebbe apparire, a prima vista, come una rivisitazione moderna di una fiaba così antica da essere un tutt'uno con la Storia stessa. C'è una donna maledetta per il suo aspetto, come le molte comune mortali che vennero mutate in creature ibride per vendetta degli dei, e c'è un amore che sembra capace di vincere ogni cosa, compreso ciò che è oscuro e misterioso. Un romanzo, dunque, che sembrerebbe aprirsi a quell'ormai iconico "e vissero per sempre felici e contenti" che accomuna tutte le favole e tutti i racconti che vengono tramandati in tenera età. Ma sotto questa trama che si presenta apparentemente facile (non a caso il primo capitolo si intitola proprio Simplicity) Monique Roffey offre al lettore un ritratto potente e coraggioso del mondo femminile, con i suoi difetti e le sue conquiste, con i suoi traumi e le sue ferite. Costruendo la vicenda di Aycayia sull'invidia di shakespeariana memoria, Monique Roffey racconta la storia di una donna che si muove in un mondo che non la capisce e non la vuole, un mondo che le tatua addosso le sue regole senza volerla ascoltare, senza volerle credere. In questo si potrebbe forse ricercare una scintilla di femminismo che guarda al mondo della violenza sulle donne, dei femminicidi, degli abusi domestici, della paura di essere come si é per timore di essere giudicate dalle proprie sorelle.
Allo stesso tempo, però, l'autrice racconta una storia di liberazione, emotiva e sessuale, che trova nella coppia formata dalla sirena e dal comune mortale il proprio cuore pulsante, ciò che fa emozionare il lettore e lo convince a voltare pagina dopo pagina. Riscrivendo e reinventando la figura della sirena, la Roffey fa decadere quell'aspetto di malia da sempre legata a queste creature: non sono più le loro voci che fanno smarrire navi ed equipaggi.
Aycayia non richiama a se ignari marinai per farli sprofondare in un mare nero senza speranza: è lei che, invece, viene ricondotta all'umanità dal suono ammaliante di un pescatore, di un uomo che nelle mani ha tutte le armi per distruggerla e che invece di esercitare il proprio potere si mette al suo livello, suo eguale, cavaliere che cancella la maledizione con la forza di un amore che non è più solamente platico e romantico, ma che affonda invece nella passione ora sussurrata ora urlata con l'impeto della disperazione. In meno di duecentocinquanta pagine e con uno stile poetico ma lucidissimo, Monique Roffey scrive un romanzo intenso, originale e imperdibile che si impone con forza sull'orizzonte della letteratura caraibica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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