Squadrismo al salone del libro: così vogliono zittire la Giannini

L'autrice del libro Io sono Matteo Salvini sfida la censura della sinistra e va al Salone del libro. Ma quando prova a parlare, i visitatori cantano "Bella ciao" per farla tacere

Squadrismo al salone del libro: così vogliono zittire la Giannini

La presenza di Chiara Giannini al Salone del Libro, dopo che il sindaco di Torino Chiara Appendino e il governatore Sergio Chiamparino hanno fatto bandire dal Lingotto l'editore Altaforte, non è passata inosservata. E, mentre stava girando per gli stand con una copia del libro Io sono Matteo Salvini in mano, è stata attaccata da un collaboratore della casa editrice Feltrinelli e da alcuni visitatori che, intonando Bella ciao, hanno cercato di zittirla. "Le censure sono brutte e questa è la dimostrazione che il mio libro può e deve entrare ovunque", stava dicendo la giornalista del Giornale a chi voleva sapere della sua presenza alla kermesse. "Ho portato una copia del mio libro - ha aggiunto - per fare vedere a tutti quelli che me lo hanno impedito, compreso il signor Lagioia e la sindaca Appendino, che la cultura spacca i ponti e può entrare ovunque".

Nonostante l'esclusione di Altaforte, la casa editrice di Francesco Polacchi finita nella bufera per la sua vicinanza a CasaPound, la Giannini ha deciso ugualmente di sfidare la censura dei radical chic e farsi un giro tra gli stand del Lingotto con il suo volume in mano che è ormai tra i più vendutio da Amazon. La polemica è scattata quando la giornalista del Giornale si è fermata a scattare una fotografia davanti allo stand della Feltrinelli. "Il mio libro è stato censurato dal Salone del Libro e alcune librerie hanno detto che lo censureranno - ha denunciato - lo diffondo su altri canali perché credo che in Italia debba esistere la libertà di espressione". E a chi le chiedeva conto delle parole di Polacchi, che durante una trasmissione si è proclamato "fascista" e ha additato l'antifascismo come "vero male di questo Paese", ha risposto: "L'editore parla a nome personale, io non sono fascista, sono una giornalista libera e indipendente, non mi sono mai schierata politicamente. Per quale motivo impedirmi di presentare il libro? Non lo capisco". A quel punto i soliti anti democratici hanno intonato Bella ciao per provare a farla tacere. "Questi - ha replicato la giornalista - sono gli italiani che impediscono la democrazia. Viva la democrazia e viva l'Italia".

"La polemica su Altaforte si è scatenata prima delle dichiarazioni di Polacchi", ha spiegato la Giannini che resta convinta del fatto che dietro le polemiche della sinistra ci sia "semplicemente un attacco strumentale" a Matteo Salvini. "Quando ho fatto la richiesta ai suoi più stretti collaboratori di poter pubblicare il libro-intervista - ha raccontato - ho inviato una mail dicendo che l'avrei fatto con Altaforte. Il ministro non ha rilasciato un'intervista ad Altaforte, ma a Chiara Giannini come ha fatto tante altre volte in questi anni". E per quanto riguarda tutta la polemica legata alla vicinanza con CasaPound, la giornalista ha ricordato che non è un partito illegale.

"In Italia - ha, infine, cocluso - non esiste il reato di apologia di fascismo, c'è una sentenza della Corte Costituzionale, esiste semmai il reato di ricostituzione del passato partito fascista".

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