Dai Promessi Sposi il regista Guardì inventa l’inno di Milano

«L’inno a Milano, che ho scritto per l’opera musicale “I Promessi Sposi“, naturalmente lo canterà l’attore che impersona Renzo Tramaglino, ma è come se lo cantassi io: Milano è la città dove si sono realizzati tutti i sogni della mia vita»
Il Comune di Milano gli ha offerto la cittadinanza onoraria e Michele Guardì è entusiasta. Ideatore, regista e produttore dello spettacolo - che ha realizzato con la sua compagnia, quella del Teatro Musicale, ispirandosi al romanzo di Alessandro Manzoni - Guardì lo presenterà in anteprima il 29 aprile al Duomo. La cattedrale sarà quindi teatro di una serata manzoniana con protagonista Giorgio Albertazzi e verrà trasmessa da Raitre in diretta per la Lombardia.
Michele Guardì, però, attende con ansia il 18 giugno. Quando lo stadio di San Siro ospiterà lo spettacolo e durante il quale Albertazzi leggerà brani scelti dal romanzo e la Compagnia di Teatro Musicale, diretta da Guardì - di cui fanno parte anche Giò di Tonno (Don Rodrigo) e Lola Ponce (la monaca di Monza) - proporrà brani dell’opera legati al tema di fede, speranza e carità nei grandi personaggi manzoniani.
Quindi lo spettacolo andrà in onda in prima serata su Raiuno a settembre, mentre Raisat lo trasmetterà in 15 puntate sul backstage. Quindi toccherà a Rai Trade che produrrà e commercializzerà un cd e un dvd dell’evento.
«Sarà un grande evento. E sarà il primo programma della Rai per i 150 anni dello Stato italiano - ha spiegato ieri il direttore di Raiuno Mauro Mazza in un incontro in viale Mazzini cui hanno partecipato, oltre ad Albertazzi, Guardì e al maestro Pippo Flora, autore delle musiche, anche l’amministratore delegato di Raisat Lorenzo Vecchione, il portavoce dell’arcivescovo di Milano Luigi Tettamanzi, don Davide Milani, il presidente Siae Giorgio Assumma e naturalmente l’assessore ai Grandi eventi di Palazzo Marino Giovanni Terzi che ha fortemente voluto l’iniziativa.
«La Rai ci ha voluto donare questo grande regalo, investendovi risorse gigantesche e preparando scenografie monumentali - spiega Terzi -. Un progetto nato in maniera spontanea e molto sentito, soprattutto da Guardì. Per questo non potevamo riservargli che un palcoscenico straordinario, com’è San Siro, con un pubblico composto da 20mila spettatori...È la prima volta che l’opera viene portata in uno stadio, riservato non solo ad eventi sportivi a e a concerti rock. L’inno è straordinario, quando ho sentito la musica la prima volta mi sono commosso. Era doveroso da parte nostra insignire Guardì della cittadinanza onoraria, la sua idea è geniale. E lo devo dire: sono convinto che Milano dovrebbe avere un proprio inno, sarebbe molto bello».
Guardì, da parte sua, non lesina aggettivi positivi per la città che lo ha, lui siciliano della provincia di Agrigento, più volte «adottato». «Il mio sogno televisivo ha debuttato a Milano nel 1977, quando Pippo Baudo mi portò a “Secondo voi“ come autore - spiega il regista 66enne -. Quindi, ogniqualvolta mi sentivo un po’ giù, sia professionalmente sia dal punto di vista sentimentale, venivo a Milano. Qualche giorno da voi, a passeggiare in piazza Duomo, ha ancora il potere di rilassarmi e rasserenarmi.

Perché Milano è la città dove quei progetti per i quali, magari, altrove, venivo criticato o bollato come pazzo, erano possibili, la città dove il sogno diventa realtà, the dream comes truth. Sempre. Così per me è e resta la città dei sogni, come credo per tanti manager o direttori di giornale. Renzo, cantando quell’inno che ho dedicato alla vostra città, non fa che interpretare i miei sentimenti».

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