Dall’Ue doppio cartellino giallo alla Polonia

Bruxelles avvia due procedure: non valida la clausola che impedirebbe a Unicredit di fondere Bph e Pekao

da Milano

Il doppio colpo di forbici è arrivato. Per Bruxelles, è carta straccia la clausola di non concorrenza con cui la Polonia vorrebbe impedire a Unicredit di portare a termine la progettata fusione tra Pekao e Bph. Come previsto, la Commissione Ue ha fatto ieri scattare una duplice procedura contro Varsavia: la prima porta la firma di Neelie Kroes, commissario alla Concorrenza; l’altra quella di Charlie McCreevy, commissario al Mercato interno.
In particolare, la Kroes contesta ai polacchi (cui vengono concessi 15 giorni di tempo per la replica) la violazione dell’articolo 21 che attribuisce alla Commissione Ue la competenza esclusiva sulle decisioni relative a progetti di integrazione di dimensione comunitaria. E ricorda come la Commissione stessa avesse lo scorso 18 ottobre approvato il merger tra Unicredit e Hvb, l’istituto tedesco cui fa capo Bph. Un matrimonio, quello italo-tedesco, che secondo l’Ue «non avrebbe causato seri problemi di concorrenza» in Polonia.
Sotto il tiro di Bruxelles è finita la clausola di non concorrenza che dal 1999 e per i successivi 10 anni impedirebbe a Unicredit di comprare altri istituti polacchi. Secondo la Kroes, tale clausola «appare incompatibile» con le norme sulla libera circolazione dei capitali e sul diritto di stabilimento. E alla stessa conclusione è arrivato McCreevy, che pretende entro due mesi una risposta da Varsavia. Se le argomentazioni non saranno considerate valide, la Commissione avvierà il cosiddetto «parere motivato» con cui si impedisce alla Polonia di non esercitare la clausola.

L’organo polacco di sorveglianza ha intanto fatto slittare di una settimana la decisione su Pekao-Bph, ma nella sostanza l’ispettorato per le banche (Ginb) ha già espresso parere favorevole alla fusione. Unicredit «confida in una conclusione positiva del procedimento».

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