Le date che hanno fatto grande Milano

Da domani fino a giugno, parte a Santa Maria delle Grazie il ciclo di incontri dedicati al Novecento Dalla strage di Bava Beccaris al Futurismo a Tangentopoli, un itinerario con i maggiori storici italiani

Le date che hanno fatto grande Milano

Milano - Dalla rivolta del pane del 1898 repressa nel sangue da Bava Beccaris, per arrivare all’inchiesta di Tangentopoli del 1992 e alla nascita della Seconda Repubblica. Passando per il futurismo, il fascismo, la ricostruzione del dopoguerra, il boom economico, la stagione drammatica di piazza Fontana e della cosiddetta «strategia della tensione». Dieci date che hanno segnato l’identità milanese saranno al centro, da domani, delle «Lezioni di Storia», la manifestazione organizzata per il secondo anno dall’editore Giuseppe Laterza, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune e la Fondazione Corriere della Sera. Tutti i mercoledì, dal 21 aprile al 30 giugno, dieci protagonisti del mondo accademico e culturale italiano - da Sergio Romano a Giovanni Sabbatucci, a Piero Melograni, ad Alberto Melloni, fino all’architetto Vittorio Gregotti o al critico televisivo Aldo Grasso - metteranno a disposizione il proprio sapere con un ciclo di lezioni aperte, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, sul tema «Milano Novecento» (ore 21, ingresso gratuito). Due le caratteristiche principali del format, inaugurato a Roma e proseguito con straordinario successo a Milano, Firenze, Genova e Torino: l’autorevolezza dei relatori e l’approccio narrativo-divulgativo che, «senza alcuna pretesa di esaustività - ha spiegato Giuseppe Laterza - si propone come spunto per un ripensamento della città e del nostro recente passato, ma anche come un tentativo di trovare le ragioni, i problemi, le sfide di una storia che non è solo milanese ma europea». Un momento di partecipazione e di riflessione critica e «apolitica», ha osservato l'assessore Finazzer Flory, sottolineando come le lezioni siano «autorevoli ma non autoritarie, né tantomeno ideologiche o faziose». Al contrario, «la grande affluenza di pubblico a iniziative di spessore come questa, è il segno di una società che riflette e che sa ascoltare, in netta opposizione a quel finto dibattito che regna incontrastato nei talk-show».

Milano capitale morale o capitale mancata? Da questa provocazione, lanciata da Sergio Romano alla presentazione, prendono il via i dieci appuntamenti con la storia del Novecento, che vedono Milano in primo piano nel dettare l’agenda politica e culturale italiana. Si parte dal 1898, anno delle rivolte per il pane e delle repressioni militari (illustrato dalla docente Simona Colarizi) per proseguire con il processo a Filippo Tommaso Marinetti (ottobre 1910), autore del romanzo-scaldalo «Mafarka futurista», episodio ricostruito dallo storico Mario Isneghi. Con Giovanni Sabbatucci si parlerà del fascismo a Milano, scenario della prima clamorosa impresa quadristica: l’incendio della sede dell’Avanti. Mentre l’inaugurazione della Triennale di Milano (maggio 1933), eccellente esempio della sinergia tra arte e industria, sarà oggetto dell’intervento dell’architetto Vittorio Gregotti. Con Piero Melograni si affronterà il «ritorno di Arturo Toscanini alla Scala» (11 maggio del 1946), ovvero il primo concerto di riapertura del teatro dopo i bombardamenti del ’43. Per proseguire, nella lezione di Alberto Melloni, con la nomina a vescovo di Milano di Giovanni Battista Montini (1954-1963), futuro Paolo VI. E poi l’inaugurazione del grattacielo Pirelli progettato da Gio Ponti (aprile 1961), simbolo del ruolo trainante di Milano nell’industria, ma anche nell’architettura e nel design. Per concludere con il tragico episodio di piazza Fontana (12 dicembre 1969), l’inchiesta di Tangentopoli (1992) e il tramonto della Prima Repubblica, con la sconfitta dei partiti tradizionali (Dc e Pc) e l’ascesa in campo di nuovi protagonisti.

Non poteva mancare, all’inizio degli anni ’80, la nascita della tv commerciale nella ricostruzione di Aldo Grasso: nata e cresciuta in città e dintorni, la nuova emittente rivoluziona e insieme riflette le mode e i consumi di un’epoca, effigiata una volta per sempre nello spot della «Milano da bere».

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