De Agostini, Pellicioli va all’attacco

«La liquidità del gruppo tra i 600 e i 700 miliardi. Nessun interesse per Alitalia o Telecom»

da Milano

Grandi manovre in casa De Agostini. Ieri l’annuncio ufficiale dell’acquisizione del 53,5% di Magnolia, la società di produzioni televisive fondata e guidata da Giorgio Gori. Oggi invece, si alzerà il sipario sui nuovi partner per le iniziative in campo finanziario. Un annuncio che potrebbe chiarire prospettive e futuro dell’ultima arrivata nel gruppo novarese, DeA Capital, l’ex Cdb Webtech. In dicembre gli uomini guidati dall’amministratore delegato Lorenzo Pellicioli avevano acquisito il 51% che faceva capo a Carlo De Benedetti. La chiusura dell’operazione è prevista a fine gennaio; subito dopo sul resto del capitale sarà lanciata un’offerta pubblica di acquisto, anche se l’obiettivo è che la società resti quotata a Piazza Affari.
La nuova partnership finanziaria sembra destinata ad assorbire una parte della liquidità frutto della cessione di Toro e rimasta alla De Agostini dopo le ultime due operazioni: l’acquisto di Cdb Webtech, appunto; e l’acquisto del 2% di Generali. Ieri Pellicioli ha quantificato in 600/700 milioni la cassa ancora a disposizione. Quanto all’operazione sulla compagnia assicurativa triestina il manager ha escluso collegamenti tra le centinaia di milioni investiti (oggi la quota vale poco più di 800 milioni) e la vendita della Toro. Pellicioli ha anche aggiunto di aver acquistato «progressivamente» i titoli, prima dell’annuncio di dicembre, ma non ha voluto rivelare il valore medio di carico. «Crediamo che la società abbia una notevole potenzialità di creazione di valore», ha detto. «Basta guardare i parametri patrimoniali per rendersene conto». Per quanto riguarda il futuro nulla è escluso: «Se mi chiedete se abbiamo deciso di aumentare la quota rispondo di no. Se mi chiedete se possiamo farlo forse sì». L’investimento, secondo il manager novarese, è da considerare finanziario, non strategico, e da valutare nell’arco dei tre quattro anni.
«Caldo» su Generali, Pellicioli è stato «freddissimo» sulle altri possibili prede che negli ultimi giorni erano state ipotizzate per De Agostini: Alitalia («non ce ne siamo mai interessati») e Telecom. Ancora da verificare invece una possibile attenzione per Endemol, la società di produzione che la spagnola Telefonica si prepara a mettere in vendita. «Non posso dire che non mi interessa ma neanche che mi interessa. Quando sarà sul mercato la valuteremo».
Nel corso della conferenza stampa, del resto, Pellicioli ha ribadito più volte l’attenzione per i produttori di contenuti tv: «Oggi il settore vede una fortissima concorrenza nel sistema distributivo. Dovendo metterci dei soldi pensiamo che a poter dare ritorni maggiori siano i contenuti». Anche per questo a Pellicioli non sembra attuale l’idea di un terzo polo tv. «L’acquisizione di Magnolia non è legata a ipotesi di una possibile integrazione verticale con nostri canali televisivi. Anzi. Per quanto ci riguarda vediamo sinergie più strette con l’attività editoriale e con quella di Lottomatica». L’esempio citato è stato quello americano dove media e giochi appaiono sempre più vicini. Pellicioli ha detto di prevedere un Gratta e vinci via telefonino. «Ma le società di giochi come Lottomatica non hanno queste competenze, che sono invece di società come Magnolia che operano anche nei media digitali».
Proprio in questo settore è l’acquisizione portata a termine da Magnolia nel 2006: quella di Neo Network, già partecipata al 22%. L’acquisto della società (circa 11 milioni di fatturato) e lo sviluppo esponenziale delle attività in Spagna hanno fatto sì che il fatturato della società guidata da Gori raddoppiasse in pratica tra il 2005 e il 2006. L’ultimo bilancio, chiuso al 31 luglio, ha visto un valore della produzione di 67 milioni di euro contro i 34 dell’anno prima. L’utile ha superato i 4 milioni. Tutti i soci (oltre Gori altri manager) hanno in pratica dimezzato la loro quota (salvo il pubblicitario Marco Benatti che ha voluto uscire dal capitale). Nessuna indicazione sul prezzo pagato («Coerente con i valori di mercato tenendo conto che crediamo molto nella crescita», ha detto Pellicioli). Per tutti comunque è prevista una clausola (il cosiddetto earn-out) che mette in relazione il corrispettivo al rispetto di un piano industriale di quattro anni.

Nell’orizzonte dei cinque anni è prevista anche la possibile quotazione. Se questa non arriverà i manager hanno la facoltà di cedere la propria quota alla De Agostini. A guidare Magnolia sarà sempre Gori, che manterrà il 25% circa.

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