Scherza coi fanti e lascia stare i santi. Così recita un vecchio proverbio e se parliamo di letteratura italiana Giovanni Boccaccio (1313-1375) è più di un santo, è un nume tutelare. Certo, il Certaldese è un santo scherzoso e irriverente che ha rivoluzionato la letteratura con il suo Decameron che Francesco De Sanctis definì «la terrestre Commedia» inserendoci temi e riflessioni figlie di un Medioevo più scanzonato e laico di quel che normalmente si racconta. Ecco perché è stato un genio assoluto, e a volte dissoluto. Questa premessa per spiegare perché è complesso parlare della serie Decameron di Netflix. Un successo mondiale che rimanda a un grande classico della letteratura e ci gioca. Vilipendio oppure operazione legittima, anzi quasi boccaccesca?
Allora partiamo da cosa c'è nella serie. Di boccaccesco in senso stretto c'è solo la cornice. Siamo a Firenze, nel 1348, la peste imperversa. Mentre i cadaveri si ammucchiano sulle strade, i briganti fanno razzia e la paura fa cedere alle più folli credenze. Un gruppo di ricchi personaggi se la squaglia in campagna e cerca un colto sollazzo e la salvezza. Dopo di che la serie prende la sua strada e abbandona Boccaccio, se non per sporadiche citazioni, come quella del personaggio di Calandrino. Rapidamente la serie prende la forma di una corrosiva critica sociale in cui finiscono moltissimi temi dell'oggi. Durante il soggiorno nella «bella campagna non infetta» si vedono entrare in azione contadini con smanie socialiste, banditi idioti e fanatici religiosi che minacciano - ancor più della pestilenza - la stramba e ipocondriaca compagnia che sperava di sfuggire alla peste. Lo spettatore è messo davanti a un ricco e stravagante arazzo che, ammettiamolo, fa spesso ridere. Ma più che Boccaccio ricorda alcune delle più geniali operazioni dei Monty Python. La creatrice Kathleen Jordan ha studiato il Decameron, e si vede, e poi ha puntato su altro. Con uno stile british che non indulge nemmeno troppo al woke (meno male).
Poi belli i costumi (irrealistici ma sontuosi), le location italiane e l'ironia surreale. E poi come si fa a lamentarsi se la nostra letteratura e la nostra storia noi italiani non li valorizziamo mai? Lo fanno gli altri a modo loro. Forse Boccaccio e Ser Cepparello ne riderebbero perché ai tempi loro...
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