«Dente» cantautore disilluso e passionale

Ad ascoltare le uscite discografiche più rilevanti dell'ultimo anno salta subito... all'orecchio che il cantautorato dopo decenni di oblio sta ritornando prepotentemente di moda. Di più: siamo di fronte ad una vera e propria rivincita della canzone d'autore fatta di chitarre, voce e testi mica male. Prendete i (due) nomi emergenti della scena alternativa tricolore dei cosiddetti «anni zero», entrambi ormai prossimi al grande salto e curiosamente domiciliati all'ombra della Modonnina: da una parte, il 25enne ferrarese Vasco Brondi, alias Le Luci Della Centrale Elettrica, duro e tutt'altro che consolatorio nel raccontare il senso di impotenza e di solitudine di un'intera generazione convinta che l'unica rivoluzione possibile sia solo quella personale; dall'altra, Giuseppe Peveri, in arte Dente (un soprannome che si porta dietro dall'infanzia), 32 anni da Fidenza, che con l'intimista, ironico e surreale «L'amore non è bello» (uscito per l'etichetta varesina Ghost Records) ha attirato su di sé anche l'attenzione della stampa quotidiana nazionale ed ora è alle prese con un intenso tour d'Italia per concerti (stasera alle 22.30, ingresso 5 euro, sarà al Tambourine di Seregno).
Di Dente (tra i riferimenti musicali: Battisti, De Gregori, Gaetano e i Kings of Convenience) colpiscono sia l'accattivante melodiare elettro-acustico sia la capacità di scrivere e cantare i diversi aspetti dell'amore.

Canzoni belle, orecchiabili il giusto e ben scritte, disilluse forse, ma mai banali, per una sorta di viaggio autobiografico attorno al sentimento più descritto di sempre: dalla dolcezza tutta passione e adrenalina dell'innamoramento fino all'amarezza di quando finisce una storia.

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