La denuncia di Maroni: "In Val Susa in 1500 erano pronti a uccidere"

Il ministro dell'Interno torna a parlare degli scontri di domenica scorsa a Chiomonte e dichiara: "C'è stata una forma di terrorismo e di spontaneismo armato"  

La denuncia di Maroni: 
"In Val Susa in 1500  
erano pronti a uccidere"

Treviso - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, torna a parlare degli scontri e della manifestazione dei No Tav di domenica scorsa. E lo fa usando parole dure di condanna. In Val di Susa, ha dichiarato l'esponente leghista inaugurando la questura di Treviso, si sono verificate proteste che sono da considerare "una forma di terrorismo", e di "spontaneismo armato", con "1500 ragazzi armati che volevano uccidere i poliziotti e questo è inaccettabile".

Nuova forma di terorismo "Si tratta proprio di spontaneismo armato perchè lì in Val di Susa hanno usato armi che possono uccidere -ha stigmatizzato duramente il titolare del Viminale- per cui lì domenica si sono visti 6.000 persone pacifiche ma 1.500 ragazzi armati che volevano uccidere i poliziotti, gli uomini delle forze dell’ordine per questo -ha ribadito- è uno spontaneismo armato che mi preoccupa molto, forse molto diverso da quello degli anni ’70, ma che vale la pena di analizzare attentamente perché si tratta di forme nuove e aggiornate di quanto successe negli anni ’70: insomma  è una nuova forma di terrorismo". 

Sindaci di Val Susa chiedono audizione a Napolitano Intanto, i sindaci, assessori, consiglieri di centro sinistra e Liste Civiche della Comunità Montana Val di Susa e Val Sangone, dopo i fatti di domenica scorsa a Chiomonte hanno chiesto un’audizione al Presidente della Repubblica, "come primo organo di garanzia, per presentargli le ragioni e le preoccupazioni della gente della Valle". In un documento, nel quale riconfermano la fiducia al presidente della Comunità Montana Sandro Plano, gli amministratori No Tav delle Vallate interessate dalla realizzazione della Torino-Lione, denunciano "l’assenza della politica che ha nuovamente demandato la soluzione del problema Tav alle forze di Polizia e che ha fortemente limitato e, in alcuni casi, escluso le amministrazioni locali". Si condanna, inoltre, "ogni atto di violenza fisica, verbale, politica, e mediatica, il lancio di pietre, l’uso indiscriminato di lacrimogeni" e si chiede "con forza che le prossime iniziative di protesta, da chiunque convocate, rimangano nel solco della non violenza e della legalità".Gli amministratori della Val di Susa e Val Sangone ribadiscono, quindi, che "si continuerà nelle sedi istituzionali, con azioni legali ed iniziative politiche, l’opposizione a quest’opera giudicata ormai da più parti inutile, dannosa per i territori attraversati e troppo costosa per il bilancio statale" e propongono "un Forum pubblico dove le ragioni di tutti abbiano pari dignità e spazio per il confronto per dibattere sulle questioni economiche e tecniche dell’opera, sulle procedure adottate e sui processi decisionali".

In Francia la sinistra sostiene la Torino-Lione Diversa è l'opinone sulla Tav in Francia, dove "tutta la sinistra è stata unanime nel sostenere il progetto della Torino-Lione. Sono molto dispiaciuta per gli eventi italiani e come Bersani dico che dal momento in cui la democrazia si è pronunciata non c’è nessuna giustificazione alla violenza". Lo ha affermato la leader del Partito Socialista Francese, Martine Aubry, oggi in visita a Torino con il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani e il sindaco Piero Fassino. La Torino-Lione "è un collegamento molto atteso da anni - ha commentato Aubry - sia dall’Italia sia dalla Francia.

È indispensabile per costruire un modello nuovo di sviluppo dell’Europa e per raggiungere un modello sostenibile. Non c’è nessuna giustificazione alla violenza - ha ribadito - bisogna solo cercare di rassicurare chi ha dei dubbi".

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