È giusto usare le prossime manifestazioni del 25 Aprile per organizzare cortei di protesta contro il governo, insultare rappresentanti delle istituzioni e contrapporre la «piazza» ai recenti risultati elettorali? In sostanza a Milano siamo di fronte al tentativo di interpretare l’attuale sistema maggioritario come una contrapposizione non tra due schieramenti democratici, ma tra «democratici» da una parte e «neofascisti» dall’altra. È su questo che a Milano si è registrata la spaccatura in seno allo stesso «Comitato Antifascista».
Bisogna chiarire che cosa è diventato questo organismo che presiede le celebrazioni del 25 Aprile. Il «Comitato permanente antifascista contro il terrorismo per la difesa dell’ordine repubblicano» nacque all’inizio degli anni ’70, dopo la strage di piazza Fontana, per iniziativa del sindaco socialista di Milano, Aldo Aniasi, mettendo insieme alle varie organizzazioni di ex partigiani, i partiti e le tre istituzioni locali: Comune, Provincia e Regione. Oggi il «Comitato Antifascista» di Milano è stato trasformato in ben altra cosa: le istituzioni locali non ne fanno parte e i partiti che lo gestiscono sono solo quelli dell’opposizione e della sinistra extraparlamentare: Pd, Sd, Prc, Sdi, Pdci. Esso è così diventato il «laboratorio» di uno spirito di demonizzazione di Berlusconi e di protesta contro le urne: il «Paese reale» contro la «democrazia borghese». Contrapporre la Costituzione alla democrazia elettorale è il capolavoro dei «furbetti dell’antifascismo» che però a Milano ha determinato un contrasto che mina la stessa ragion d’essere di questo Comitato.
La strumentalizzazione della Resistenza a fini politici trasformandola in un «pozzo avvelenato» della vita democratica è infatti al centro della polemica interna che vede come protagonisti i rappresentanti dei sindacati che ancora ne fanno parte. Dopo che il documento presentato dalla Cisl e dalla Uil era stato bocciato, è stato approvato a maggioranza un testo del presidente Anpi, Carlo Smuraglia, «che - questo il giudizio negativo del segretario della Uil lombarda Walter Galbusera - a) ripropone analisi e giudizi non condivisibili in ordine allo stato della democrazia nel nostro Paese, b) non sottolinea in termini espliciti ed equilibrati la necessità del rispetto di tutte le istituzioni, c) presenta la crisi economica come il frutto di responsabilità del governo nazionale, d) rifiuta di richiamare gli “ideali democratici” della Resistenza sopprimendo (!!!) l’aggettivo democratico, e) rifiuta, fatto sconcertante, di lanciare un appello per la liberazione dei prigionieri politici, limitandosi ad un richiamo al rispetto e alla garanzia dei diritti umani (al fine di evitare ogni sostegno alla campagna di denuncia delle persecuzioni in corso nella Cuba dei fratelli Castro, ndr)».
L’«appello» di Smuraglia infatti chiama alla mobilitazione di piazza in nome di un fascismo come pericolo ancora attuale ed incombente in Italia a causa di Berlusconi e con la crisi economica evocata bocciando ogni riferimento al contesto internazionale e attribuendola esclusivamente alla politica governativa. A ciò si aggiunge il fatto che questo Comitato che dice di essere «contro il terrorismo» non dedica una sola parola alla condanna dei recenti episodi di terrorismo. In effetti essi hanno come obiettivo il fronte governativo.
Giorgio Napolitano era stato invitato da questo «Comitato antifascista» come oratore del comizio del 25 Aprile, ma ha rifiutato ed ha concordato con le istituzioni locali una celebrazione al Teatro alla Scala il giorno prima nel segno dell’unità nazionale.
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