Segnato per la prima volta dalla modernità negli anni Ottanta del secolo scorso con la «scandalosa» piramide lucente del cino-americano Leoh Ming Pei, il Louvre iscrive ora un nome italiano nellelenco donore degli artisti legati alla reggia-museo forse più illustre del mondo. E lo fa con il progetto per lala del nuovo «Dipartimento per larte islamica» che architettonicamente e tecnicamente è quanto di più futuribile ci possa essere, un progetto in un certo senso «incorporeo» che sembra indicare la nuova via dellarchitettura, dopo aver superato il massivo e spesso ingombrante Novecento.
Mario Bellini, larchitetto che ha vinto il concorso in coppia con il francese (di origine toscana) Rudi Ricciotti, è ovviamente compiaciuto di confermare ancora una volta la presenza dei grandi progettisti italiani sulla scena internazionale, come già avvenne dal Rinascimento a tutto il Settecento. «Un architetto italiano al Louvre - dice - è anche una sorta di risarcimento postumo per il povero, grande Bernini che fu chiamato a lavorarvi da Luigi XIV ma dovette rinunciare allincarico, sconfitto dalle invidie locali». Nato nel 1935, laureato a Milano nel 1959, Mario Bellini è ormai un nome storico dellarchitettura italiana. Le sue realizzazioni spaziano dagli Stati Uniti al Giappone allAustralia, fino al recente progetto che ridisegnerà il centro della città cinese di Tianjin (dieci milioni di abitanti). Ma il Louvre è sempre il Louvre.
Dice Bellini: «È il simbolo dellantica Francia regale e insieme la grandiosa espressione dello Stato moderno e della sua gloria culturale. Ed è estremamente significativo che in questo momento il Louvre voglia dare unorganica sistemazione alla sua ricchissima collezione di arte islamica, diecimila pezzi - avori, miniature, ceramiche, oreficeria, manoscritti - che spaziano dal vicino al lontano Oriente, dalla Spagna allIndia, dal VII al XIX secolo, testimoniando la grandezza di unarte che da secoli ha esercitato sullOccidente una fortissima seduzione».
Luogo destinato al nuovo Dipartimento è la Corte Visconti, cortile interno del Louvre, nelle forme nobili e solenni del barocco francese; spazio espositivo previsto: quattromila metri quadri; impegno finanziario: 56 milioni di euro di cui 26 sostenuti dallo Stato francese, 17 messi generosamente a disposizione dal principe saudita Walid Ben Talal e gli altri attesi da futuri mecenati. E ora il progetto. «Con Rudi Ricciotti - spiega Bellini - abbiamo dapprima pensato a quello che non dovevamo fare: coprire la Corte, innanzitutto, precludendola alla vista. Ma neppure creare un contenitore interno, uningombrante scatola che avrebbe finito anche per ridurre lo spazio espositivo. E allora abbiamo puntato alla soluzione ipogea».
In pratica larchitetto italiano intende scavare sotto il Louvre creando uno spazio sotterraneo che andrà ad aggiungersi al piano a livello, quello della corte. E sulla corte si appoggerà, senza nasconderla, una grande tenda ondulata, un velo iridescente e semitrasparente, realizzato con due strati di lastre di vetro separati da unintercapedine (due «pelli» le chiama larchitetto), appoggiato su pilastri dacciaio. «Sarà una nuvola trasparente e iridescente, grazie allinserimento di centinaia di pastiglie di vetro che rifletteranno i colori delliride e che lascerà filtrare la luce naturale, il suo mutare con le ore e le stagioni, ma creererà allinterno unatmosfera di fascino e mistero per avvolgere oggetti preziosi e rari. Devessere un luogo di raccoglimento e magia».
Anche lallestimento interno è curato dalla coppia Bellini-Ricciotti che ha evitato, rassicura larchitetto Bellini, quasiasi banale «arabismo» da depliant turistico. In quanto a modelli ispiratori di questa sua architettura di luce, Bellini dice di non averne. E di non essersi neppure rifatto a sue precedenti opere. «Ogni nuovo progetto - dice - è come un viaggio, di cui si conosce la partenza ma non il punto di arrivo». E Bellini è anche un grande viaggiatore. «Ho traversato tutto lIran, deserti compresi, lIrak, il Libano, la Siria, la Giordania, il Nord Africa, mi sono spinto fino al Pakistan». Un altro occidentale sedotto dallOriente? Forse.
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