Roma - Ancora una volta i diari di Benito Mussolini tornano alla ribalta. Le cinque agende, che sarebbero state compilate dal Duce negli anni dal 1935 al 1939 e nel 1942, saranno, infatti, presto pubblicate dalla Bompiani, nonostante storici ed esperti siano scettici sulla loro autenticità.
I quaderni sono dal 2007 in possesso di Marcello Dell'Utri, che a questa critica, durante la loro presentazione a Casa Pound, il centro sociale occupato da giovani di destra, rispose: "Autentici? Falsi? a noi non ce ne frega niente e lasciamo ai soloni questo dibattito. Nessuno può dire se questi diari sono autentici ma nessuno può dire che certamente sono falsi". Il senatore Pdl, esperto bibliofilo, disse anche di aver visionato i testi tramite i figli di un misterioso partigiano che a Dongo arrestò il Duce e conservò le agende. Carte e valori in possesso del Duce al momento del suo arresto furono inventariati da ’Bill’ (Urbano Lazzaro), consegnati al Commissario politico della brigata, il comunista ’Pietrò (Michele Moretti) e trasmessi al Comitato di liberazione nazionale di Milano. Nella lista, però, non compaiono i diari.
Dalle agende, a detta di Dell’Utri, verrebe fuori un Mussolini "totalmente diverso da come è stato descritto: i suoi migliori amici sono ebrei e non ha nulla contro di loro", anche se la storia dice che il Duce varò le Leggi Razziali nel 1938 e che in molti dei suoi scritti pubblici c’era antisemitismo. In un’altra occasione Dell’Utri, sempre citando i diari, ha detto che leggendo i diari si ha "l’immagine di un uomo di valore, dal punto di vista sia umano che culturale. Mussolini cita spesso le classi deboli e più bisognose. Molti provvedimenti in loro favore e diverse leggi sociali, come quelle che disciplinano la previdenza contro gli infortuni e la nascita dell’Inps e dell’Inail, risalgono proprio al famigerato Ventennio. Che dire poi delle colonie? L’Italia, essendo un Paese che occupa tutto lo spazio del Mediterraneo, non poteva restare fuori dalla politica di espansione delle potenze occidentali". Alla vigilia della guerra, poi, il Duce avrebbe scritto: "Non possiamo e non dobbiamo prendere le armi, che poi non abbiamo". Per Dell'Utri, insomma, Mussolini ha sbagliato, "ma quando era al potere lo Stato era più presente di quanto non lo sia adesso. Aveva dato, e in questo è stato l’unico, un senso di patria al Paese, che non c’era prima e non c’è stato neanche dopo".
Per leggerli e farsi un'idea bisogna aspettare che Bompiani li pubblichi, ma già nel 1994 l’autorevole Sunday Telegraph annunciò la loro scoperta e, a conferma della loro autenticità, citò l’expertise di storici di grande calibro come Denis Mack Smith e Brian Sullivan, dell’Istituto Studi Strategici di Washington.
Secondo il giornale inglese, infatti, il produttore cinematografico sir Anthony Havelock-Allan e sua moglie Sara dissero di averli a loro volta ricevuti da un misterioso e anonimo costruttore edile italiano, che 30 anni prima li aveva trovati nella soffitta del padre, tra i cui amici compariva un certo ’Pedrò (il conte Pier Bellini delle Stelle, capo dei partigiani che arrestarono il Duce. Certo è che sui diari la stessa famiglia Mussolini rimase nel 1945 prudente, quasi scettica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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