Epilessia, la dieta Atkins può migliorare i sintomi

Dallo studio è emerso che la dieta Atkinson modificata associata al trattamento farmacologico è stata in grado di diminuire il numero di convulsioni. Tuttavia secondo gli scienziati servono ulteriori ricerche

Epilessia, la dieta Atkins può migliorare i sintomi

In Italia vengono diagnosticati circa 30mila casi l'anno e si stima che la possibilità di soffrire di un episodio almeno una volta nella vita sia pari all'8%. Stiamo parlando dell'epilessia, una sindrome caratterizzata dalla ripetizione di crisi epilettiche provocate da un'iperattività dei neuroni. Esistono diversi tipi di attacchi. Quelli mioclonici sono caratterizzati da spasmi di lieve entità. Quelli tonici contemplano contrazioni più intense. Quelli tonici/clonici, invece, si distinguono per spasmi muscolari assai violenti seguiti da un rilassamento della muscolatura. Tale alternanza è responsabile delle convulsioni, ossia scosse muscolari ritmiche.

Gli attacchi epilettici insorgono nei cosiddetti "foci epilettogeni". Grazie alla presenza di neuroni sani che li circondano e che tendono a inibire o a neutralizzare le scariche elettriche anomale, essi possono rimanere silenti per anni. La sintomatologia si manifesta nel momento in cui l'attività di questi neuroni viene annullata, con il conseguente superamento della cosiddetta soglia di convulsività.

Tipologie di epilessia

La scienza ha individuato e descritto oltre 150 tipi di epilessia. Tutti vengono diagnosticati mediante esami strumentali, in primis l'elettroencefalogramma (EEG) che registra l'attività elettrica del cervello. Sono importanti anche la TAC e la risonanza magnetica al fine di individuare la presenza di eventuali lesioni cerebrali. Le oltre 150 tipologie di epilessia vengono classificate in:

  • Parziali: il focus epilettogeno riguarda un solo emisfero cerebrale. Esse si suddividono a loro volta in semplici e complesse. Nel primo caso gli attacchi sono lievi e non si verifica perdita di conoscenza. Nel secondo caso le crisi sono intense e accompagnate da perdita di conoscenza generalmente di breve durata;
  • Generalizzate: i foci epilettogeni sono situati in entrambi gli emisferi cerebrali. Gli attacchi sono associati a perdita di conoscenza e a spasmi di tipo mioclonico/tonico e tonico/clonico.

Le cause dell'epilessia

Le cause dell'epilessia sono davvero numerose, tuttavia è bene ricordare che nel 5% dei casi si verificano casi isolati privi di qualsiasi significato patologico. Le crisi epilettiche possono essere provocate da:

  • Traumi cranici: nella maggior parte dei casi generano attacchi immediati, anche se essi possono verificarsi dopo un certo periodo quali conseguenze dello stesso trauma. Particolarmente pericolosi sono quelli ostetrici dovuti, ad esempio, all'uso del forcipe;
  • Alterazioni congenite: sono anomalie già presenti nel feto e spesso legate ad abitudini errate in gravidanza come abuso di alcol e utilizzo di droghe;
  • Anomalie dovute a malattie infettive: attenzione soprattutto alle patologie esantematiche;
  • Tumori cerebrali;
  • Anossia alla nascita;
  • Ischemia cerebrale.

L'epilessia e la dieta Atkins modificata

Gli scienziati dell'American Academy of Neurology hanno scoperto che la dieta Atkins modificata ricca di grassi e povera di carboidrati, se associata all'assunzione di farmaci, è in grado di ridurre le convulsioni nei pazienti con epilessia difficile da trattare. Lo studio è stato pubblicato su Neurology. Con il termine dieta Atkins modificata si indica una combinazione di dieta Atkins e dieta chetogenica. Ad ideare la dieta Atkins negli anni settanta fu l'omonimo cardiologo americano che si proponeva di tenere sotto controllo il diabete attraverso l'alimentazione.

Obiettivo di questo regime alimentare è quello di mantenere costanti i livelli di insulina limitando il consumo di carboidrati e costringendo, così, l'organismo a utilizzare lipidi e proteine come fonte energetica alternativa. Il dimagrimento che ne consegue è dovuto ad una serie di circostanze. Innanzitutto aumenta il senso di sazietà e il dispendio energetico quotidiano. Inoltre viene stimolata la produzione di ormoni anabolici che innalzano il metabolismo basale.

Come già detto la dieta Atkins presa in considerazione dai ricercatori è "modificata", ovvero è associata alla dieta chetogenica la quale ha già dimostrato di essere capace di ridurre le convulsioni. Tuttavia, a causa delle sue severe restrizioni, può essere difficile da seguire. Simile al regime alimentare Atkins, la dieta chetogenica significa letteralmente "dieta che produce corpi chetonici". Si tratta di tre composti presenti nel sangue in piccole quantità: l'acetone, l'acido acetoacetico e l'acido beta-idrossibutirrico.

Lo studio

Per l'indagine sono stati coinvolti 160 adulti e adolescenti con una diagnosi di epilessia ultradecennale e con una media di 27 convulsioni mensili non risolte con la somministrazione di quattro farmaci antiepilettici alla dose massima tollerata. Divisi in due gruppi, ad uno è stata assegnata la terapia farmacologica standard. All'altro, invece, la cura con i farmaci associata alla dieta Atkins modificata per sei mesi. Ciascun partecipante ha registrato dati sui pasti e sulle convulsioni. L'assunzione di carboidrati era limitata a 20 grammi al giorno.

Dopo sei mesi gli studiosi hanno scoperto che per il 26% degli individui che avevano seguito la terapia farmacologica associata alla dieta Atkins modificata si era verificata una riduzione di oltre il 50% delle convulsioni rispetto alle persone che avevano assunto solo farmaci. Il team ha altresì esaminato la qualità della vita, il comportamento e gli effetti collaterali ed è giunto alla conclusione che il gruppo terapia con regime alimentare aveva ottenuto un miglioramento in tutte le aree. Solo il 33% dei partecipanti non ha completato lo studio a causa della scarsa tolleranza alla dieta, della mancanza di benefici o dell'impossibilità di follow-up a causa di Covid.

Gli scienziati concludono così: «La dieta Atkins modificata può essere un

trattamento efficace nel controllo delle convulsioni, tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche per identificare i biomarcatori genetici e gli altri fattori associati alla risposta a questo regime alimentare».

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