Infarti e cardiopatie ischemiche: gli effetti collaterali di chi beve latte. Donne più a rischio

Uno studio svedese ha rivelato i rischi che possono derivare da un'assunzione quotidiana di latte: quali sono le quantità a cui stare attenti

Infarti e cardiopatie ischemiche: gli effetti collaterali di chi beve latte. Donne più a rischio
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Un consumo di latte quotidiano può favorire l'insorgere di malattie cardiovascolari nelle donne: dai 400 ml al giorno in su, questi rischi si incrementano in modo esponenziale, causando una maggiore possibilità di sviluppare infarti del miocardio, cardiopatie ischemiche o ischemie coronariche.

Questo, in sostanza è quanto emerge dallo studio realizzato in associazione da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di scienze chirurgiche dell'Università di Uppsala e un team di scienziati dell'Unità di epidemiologia cardiovascolare e nutrizionale presso l'Istituto di medicina ambientale del "Karolinska Institutet" di Stoccolma, pubblicato sulla rivista scientifica BMC Medicine.

Gli esperti hanno focalizzato la propria attenzione sull'incidenza di una serie di patologie associate al consumo di latte vaccino fermentato o non fermentato. Non conta di che tipo di latte si tratti, sia esso intero, parzialmente scremato o totalmente scremato: la percentuale di rischio resta invariata a prescindere dalla qualità.
Gli unici elementi in grado di incidere sul dato finale sono la quantità e il fatto che si tratti di latte non fermentato, quello che tanti bevono per colazione tutti i giorni. Contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti attendere, la percentuale di rischio cala negli uomini, in genere più predisposti a sviluppare patologie cardiovascolari.

Il team di ricerca guidato dal professor Karl Michaelsson ha potuto beneficiare dei dati raccolti tra 100mila volontari, il 60% dei quali donne: nel corso dello svolgimento dello studio, che si è protratto per ben 33 anni, si sono verificati 11mila casi di infarto del miocardio e 18mila di cardiopatia ischemica. Sfruttando il metodo statistico denominato "regressione di Cox multivariata aggiornata nel tempo”, gli scienziati hanno potuto incrociare i dati relativi all'insorgenza di questo genere di patologie e le abitudini alimentari dei partecipanti, concentrandosi in particolar modo sul consumo di latte vaccino.

Le donne si sono rivelate le più fragili, ed è stato dimostrsato che i rischi s'incrementano progressivamente con l'aumento delle quantità ingerite quotidianamente a partire da un minimo di 1,5 bicchieri di latte al giorno. Con 2 bicchieri (400 ml) il rischio aumenta dello 0,5%, con 3 (600 ml) del 12% e con 4 (800 ml) addirittura del 21%. Queste percentuali, come anticipato, si riferiscono in particolar modo alle donne e al consumo di latte non fermentato, senza distinzione di sorta tra intero, parzialmente scremato o totalmente scremato. Il consiglio è quello di prediligere l'assunzione di latte fermentato, come yogurt e meglio ancora kefir, o quantomento di sostituire con esso parte di quello non fermentato che si consuma d'abitudine.

Secondo i ricercatori è probabile che a risultare determinante nello sviluppo delle patologie sopra citate sia il lattosio, zucchero naturalmente contenuto nel latte che le donne riescono ad assorbire e digerire meglio degli uomini: tale sostanza potrebbe essere alla base delle infiammazioni che comportano una certa pressione sul sistema cardiocircolatorio dell'organismo.

Ovviamente per ora si tratta di uno studio che, per quanto prolungato nel tempo e ben strutturato, è in uno stadio embrionale che non consente di stabilire un sicuro rapporto di causa effetto tra il lattosio e le patologie cardiovascolari: coi dati ricavati si potranno comunque effettuare ulteriori approfondimenti focalizzando l'attenzione direttamente su questo zucchero contenuto nel latte.

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