Blindare i confini orientali dell'Europa: è questa la parola d'ordine che accomuna le nazioni europee a portata di tiro della Russia e la Nato. Il cosiddetto fronte orientale è diventato il punto più caldo della regione a causa delle mosse di Mosca. Lo scoppio della guerra in Ucraina prima, le minacce di Vladimir Putin poi, hanno spinto Bruxelles e l'Alleanza atlantica ad agire di concerto per puntellare il possibile ventre molle dell'Ue. Gli esempi sono svariati: si va dalla Baltic Defense Line messa in scena dai tre piccoli Paesi Baltici alle grandi muraglie costituite da filo spinato, droni e sentinelle elettroniche della Finlandia. La Polonia sarebbe invece ben felice di accogliere sul proprio territorio missili e armi dell'Alleanza atlantica sempre in rigorosa chiave anti russa.
Cosa succede sul fronte orientale dell'Europa
I riflettori sono puntati sui citati Paesi Baltici, i protagonisti più attivi della regione orientale dell'Europa. Lituania, Lettonia ed Estonia hanno concordato, lo scorso gennaio, di costruire una linea di difesa comune lungo i loro confini con Russia e Bielorussia. I primi lavori sono già iniziati. Ma di che cosa si tratta precisamente? Secondo il ministro della Difesa lituano, Arvydas Anusauskas, la linea comprenderà un insieme complesso di misure progettate per impedire il movimento delle forze nemiche in caso di invasione.
I piani includono una rete di circa 600 bunker fortificati nella sola Estonia, per un costo di circa 64 milioni di dollari, e 18 parchi di contromobilità in Lituania, dove saranno immagazzinati equipaggiamenti anti uomo e anti veicolo come trappole per carri armati. Il terreno difensivo comprenderà inoltre la creazione di barriere naturali come viali alberati, nonché l'approfondimento dei canali di drenaggio nella regione di confine. Le recinzioni esistenti, con elementi di filo spinato a fisarmonica lungo i confini lituano e lettone con la Bielorussia, installate nel contesto della crisi migratoria del 2021-2022 orchestrata da Minsk, verrebbero incorporate nel sistema di fortificazione.
Le difese del Baltico servono dunque ad inviare un segnale al Cremlino, ma contribuiscono anche a rafforzare la credibilità dell'attuale deterrenza e difesa regionale della Nato. Data la posizione geostrategica degli Stati baltici, la questione dell’accessibilità fisica è infatti cruciale sia per gli alleati che per gli avversari. Non mancano tuttavia alcune sfide da affrontare e superare. Due su tutte: integrare le fortificazioni con i confini naturali dei tre Paesi e disporre i bunker in senso tattico.
La Grande Muraglia della Nato
Negli ultimi anni, la Nato ha cercato di migliorare la deterrenza lungo il suo fronte orientale europeo stazionando forze multinazionali pronte al combattimento in Lituania, Lettonia ed Estonia. Questo, però, potrebbe non bastare a resistere in caso di una nuova offensiva russa. Ecco perché sono in corso i suddetti lavori di potenziamento per rafforzare i confini dell'Alleanza atlantica.
Abbiamo parlato della Baltic Defense Line, ma ci sono altri "lavori in corso" da considerare. Gli acquisti di lettoni, lituani ed estoni di lanciarazzi HIMARS e ATACMS (missili guidati a lungo raggio con una gittata fino a 300 chilometri) dimostrano che gli Stati baltici sono seriamente intenzionati ad avere la capacità di colpire Mosca in profondità qualora dovesse essercene bisogno.
Qualche settimana fa, invece, il presidente polacco Andrej Duda aveva dichiarato in un'intervista che Varsavia sarebbe stata pronta ad ospitare addirittura armi nucleari qualora la Nato avesse deciso di schierarle in risposta
al rafforzamento degli armamenti russi in Bielorussia e Kaliningrad. C'è, infine, da menzionare la Finlandia, che ha investito ingenti risorse per rafforzare le barriere che delimitano il suo enorme confine con la Russia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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