Kim Jong-un vuole garantire la "perfetta preparazione militare per una guerra" delle forze armate della Corea del Nord e al termine della riunione della Commissione Militare Centrale del Partito dei Lavoratori, la massima autorità sulle forze armate nazionali, ha chiesto una netta riorganizzazione delle strutture operative delle sue armate. La prima svolta si è avuta con un imprevisto avvicendamento alla guida delle forze armate di Pyongyang: il leader nordcoreano ha infatti licenziato il capo dello Stato Maggiore Pak Su-il, sostituendolo con il vice maresciallo Ri Yong-gil.
Pak, membro del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori di Corea, che guida il regime di Pyongyang, con alle spalle una carriera da deputato all'Assemblea generale del popolo e il comando di unità militari al confine con la Cina e delle operazioni dello stato maggiore nazionale ai tempi dopo la fine della fase dei test missilistici del 2017, era considerato un moderato dagli osservatori internazionali. Ricopriva il ruolo di capo di Stato maggiore da pochi mesi, essendo stato nominato il 28 dicembre scorso. Al suo posto subentrerà Ri, di cui si sa che è nato nel 1952 e della cui presunta esecuzione per reati di corruzione i media sudcoreani avevano dato conto nel 2016 con una notizia rimbalzata sulla stampa globale. Dal 2021 al 2022, come ministro della Difesa, ha supervisionato il rilancio delle operazioni balistiche di Pyongyang e la gestione di una rinnovata competizione geopolitica con Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Ritenuto un uomo più "politico", dovrà gestire una fase in cui Kim ha ordinato una massiccia mobilitazione alle forze armate del Paese.
Per Ri si tratta di un ritorno alla guida delle forze armate già gestite dal 2013 al 2016 e dal 2018 al 2019 nella medesima posizione. La sua ascesa ha sempre coinciso con fasi più assertive della proiezione di Pyongyang, oggi ai massimi della sua capacità di deterrenza regionale in Estremo Oriente sul fronte militare e missilistico. L'avvicendamento, che pone fine a una fase vorticosa in cui quattro capi di stato maggiore si sono alternati in due anni, fa riferimento al tema dei "preparativi di guerra completi" che Kim vuole approfondire. Kim ha firmato ordini esecutivi che impongono un aumento della "proiezione offensiva" della Corea del Nord ai confini con i vicini del Sud e l'aumento del livello d'allerta delle forze armate.
Tale mobilitazione va di pari passo con la spinta della Corea del Nord a rafforzare la produzione industriale a fini bellici. L'agenzia di stampa ufficiale del regime, la Kcna, ha riferito che nella seduta della Commissione Kim ha invitato ""tutti gli stabilimenti industriali di munizioni a rafforzare la produzione di massa di varie armi e attrezzature". Tale dichiarazione segue di poco una serie di rapporti d'intelligence sudcoreani che segnalano come di recente la Corea del Nord abbia completato il consolidamento del suo maggiore impianto per la produzione di carri armati nella provincia di Pyongan Settentrionale, segno di una volontà di potenziamento militare che è stato dimostrato dal test recente dell'Icbm Hwasong-18 da parte della Corea del Nord. La cui capacità di proiezione è in accrescimento non solo a danno dei rivali ma anche in relazione ai Paesi ritenuti più amici, come la presunta operazione del gruppo hacker Lazarus affiliato al regime per rubare segreti industriali sui missili balistici alla Russia sembrerebbe confermare.
La retorica guerresca non è nuova nelle dichiarazioni di Kim, che in una fase di acuta volatilità della politica globale vuole giocare le sue carte per dimostrare che la Corea del Nord non può, in questa fase, essere rovesciata o potenzialmente attaccata. In quest'ottica, la retorica guerresca ha anche una componente di controllo politico interno. "Kim ruota frequentemente i posti di leadership sotto di lui per prevenire l'emergere in Corea del Nord di qualcuno come il fondatore del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, che ha sfidato l'autorità del presidente russo Vladimir Putin dopo aver accumulato il controllo personale delle attività finanziarie e la lealtà tra le forze armate", ha dichiarato alla Cnn Leif-Eric Easley, professore di studi internazionali alla Ewha Womans University di Seoul.
C'entra la volontà di potenza e anche uno strategico divide et impera, su cui il potere politico conta da decenni a Pyongyang per tenere sotto controllo le forze armate da qualsivoglia possibilità di creazione di centri di potere autonomo. Il potere resta al Partito, che detta la linea: è una costanza di tutta la "monarchia rossa" nordcoreana dal 1948 e anche Kim Jong-un, terzo leader della storia del Paese, non fa eccezione su questa linea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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