Il drone turco e il satellite Ue: la morte di Raisi svela le debolezze dell'Iran

L'incidente all'elicottero del presidente iraniano Raisi ci svela la reale capacità delle forze armate di Teheran

Il drone turco e il satellite Ue: la morte di Raisi svela le debolezze dell'Iran
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Nella giornata di domenica 19 maggio, un elicottero Bel-212 iraniano è precipitato nella regione di Varzaqan, nel nord dell'Iran. A bordo erano presenti il presidente della Repubblica Islamica Ibrahim Raisi e il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, il governatore della provincia iraniana dell’Azerbaigian orientale, un religioso anziano di Tabriz, un funzionario della Guardia rivoluzionaria (i pasdaran) e tre membri dell’equipaggio. Tutti gli occupanti, nello schianto sul versante di una montagna, hanno trovato la morte. Le cause dell'incidente mortale sono ancora al vaglio, ma nella zona dell'impatto era presente una forte nebbia, e anche Teheran propende per l'ipotesi dell'incidente dovuto alle avverse condizioni meteo.

Quanto accaduto ci ricorda che trasportare più eminenti personalità politiche o militari su un solo mezzo, è sempre un rischio molto alto: in caso di incidente come quello accaduto domenica, si rischia che i vertici di una nazione o di un particolare ente vengano decapitati in un colpo solo. È buona norma, in questi casi, dividere le personalità su mezzi diversi, ma non è questo che volevamo sottolineare guardando ai tragici eventi di domenica.

Quasi subito dopo la scomparsa dell'elicottero presidenziale, infatti, l'Iran ha chiesto aiuto internazionale per le ricerche, e Russia, Turchia e Unione Europea hanno risposto in modo piuttosto diverso. Se Mosca, infatti, si è limitata a inviare personale per organizzare squadre di ricerca, Ankara si è vista richiedere un elicottero AS-532 “Cougar” e un drone particolare per effettuare la ricognizione dall'alto alla ricerca del relitto, mentre l'Unione Europea ha messo a disposizione le immagini della sua costellazione satellitare Copernicus dietro esplicita richiesta di Teheran.

Il drone turco era un “Akinci”, ovviamente disarmato, ma che però è dotato di una sensoristica particolare: un radar Aesa (Active Electronically Scanned Array) chiamato Murad, un radar Sar (Synthetic Aperture Radar) e un sistema di sorveglianza a infrarossi oltre a una suite da guerra elettronica e di intelligence dei segnali (Sigint)) che fanno dell'Akinci uno Uav (Unmanned Air Vehicle) tra i migliori al mondo per quanto riguarda le capacità Istar (Intelligence, Surveillance, Target acquisition and Reconnaissance).

L'elicottero “Cougar”, costruito da Eurocopter, era nella variante Csar, ovvero Combat Search and Rescue cioè equipaggiato per recuperare personale amico dietro le linee nemiche. In particolare è dotato di sistema di posizionamento globale, navigazione inerziale, radar Doppler, navigazione aerea tattica (Tacan), Vor multiderzionale in Vhf e apparecchiatura di misurazione della distanza. Inoltre il “Cougar” è dotato di cupole di osservazione sulle porte della cabina, faro di ricerca, sensore a infrarossi (Flir) e radar di rilevamento panoramico.

A tutti gli effetti, quindi, si tratta di strumenti e assetti ad alta tecnologia in grado di effettuare ricerche in condizioni avverse nel modo più efficace possibile. La richiesta iraniana di poter accedere alle immagini satellitari della costellazione Copernicus e di poter utilizzare i mezzi turchi ci fa quindi capire che le capacità di situational awareness (consapevolezza situazionale) e di sorveglianza/ricognizione iraniane non sono all'altezza di quelle occidentali.

Piuttosto strano per un Paese che vuole diventare potenza regionale e che intende dotarsi di armamento atomico possedendo il più numeroso arsenale di missili balistici del Medio Oriente. La situational awareness spaziale, proprio dal punto di vista dei missili balistici con testata nucleare, è particolarmente importante per individuare gli obiettivi con precisione e per avere quelle capacità di allarme precoce (in gergo early warning) che sono fondamentali per rispondere tempestivamente a un attacco. Evidentemente l'Iran non ha ancora raggiunto un livello tecnologico tale da poter raggiungere questo tipo di consapevolezza situazionale.

Ancora più curioso è stato osservare che l'Iran, cioè un Paese che annovera una fiorente industria di droni di vario tipo (come sappiamo vengono usati dalla Russia in Ucraina e dagli Houthi nel Mar Rosso), non abbia Uav capaci di effettuare missioni di ricerca e soccorso, o meglio, non abbia Uav dotati di sensori in grado di poter essere utilizzati anche per questo tipo particolare di missione, in particolare quelli

Ir (infrarosso).

La minaccia delle forze armate iraniane è stata molte volte esagerata per questioni di tornaconto politico, e sebbene non vada sottovalutata, questo incidente ci permette di darne un quadro più realistico.

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