Le mani della Cina sulla “polvere da sparo”: così Pechino può scatenare una crisi militare

La Cina controlla il monopolio della fornitura di nitrocellulosa, una materia prima ricavata dalle fibre di cotone cinese e che viene utilizzata per produrre munizioni, razzi e tanto altro ancora

Le mani della Cina sulla “polvere da sparo”: così Pechino può scatenare una crisi militare
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E se gli eserciti dei Paesi occidentali si ritrovassero improvvisamente a secco di polvere da sparo? Potrebbe sembrare un'esagerazione, una sorta di ipotesi fantascientifica, ma in realtà questa è un'ipotesi da non sottovalutare. Soprattutto nel bel mezzo delle crescenti tensioni tra la Cina, che controlla il monopolio della fornitura di nitrocellulosa, una materia prima ricavata dalle fibre di cotone cinese e che viene utilizzata per produrre munizioni, razzi e tanto altro ancora, e l'Occidente, importatore netto del suddetto materiale strategico. Detto altrimenti, l'acquisizione da parte dei governi delle piattaforme militari più sofisticate, come aerei da combattimento e portaerei, rischia di passare in secondo piano se certi materiali bellici molto più economici ed elementari, come la polvere da sparo, stanno diventando sempre più difficili da trovare.

L'importanza della nitrocellulosa e dei propellenti

La Cina ha monopolizzato la fornitura di nitrocellulosa, una materia prima ricavata dalle fibre di cotone. Ebbene, nelle ultime settimane Pechino ha interrotto le forniture di cotone per la produzione di polvere da sparo, spingendo le principali potenze militari del mondo, tra cui Stati Uniti, Russia e Francia, a trovare fonti alternative e a diventare autosufficienti.

Gli esperti descrivono i propellenti come cariche pirotecniche che combinano sostanze combustibili e ossidanti. Ciò consente loro di reagire senza una fornitura esterna di ossigeno, e quindi di generare grandi volumi di gas di combustione in poco tempo. Giusto per fare un esempio, questi gas di combustione possono spingere un proiettile attraverso la canna di una pistola, un fucile, un cannone automatico o una pistola. Possono anche spingere missili a combustibile solido lanciati da terra, dall'aria o dal mare di tipo guidato e non guidato.

C'è però un problema non da poco: durante le guerre o le esercitazioni militari, l'artiglieria rappresenta la maggior parte del consumo di propellente. In altre parole, una carenza di propellenti o polvere da sparo influisce negativamente sulla potenza di fuoco di un Paese.

Il monopolio della Cina

Secondo uno studio condotto dal Royal United Services Institute for Defence and Security Studies le truppe russe hanno sparato un totale di circa 20 milioni di proiettili di artiglieria e mortaio nel 2022 e nel 2023. A causa della carenza di rifornimenti, si suppone che il consumo di munizioni dei difensori ucraini sia stato di circa un quarto di quello del Cremlino. Ma c'è dell'altro perché, come ha spiegato il CEO di Saab, Micael Johansson, l'Europa dipende troppo dalla Cina per la produzione di polvere da sparo per munizioni, e rischia una crisi di approvvigionamento che potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza del continente.

Lo scorso 2 marzo, già il presidente francese Emmanuel Macron aveva ammesso: "Siamo tutti diventati consapevoli della necessità di affrontare la scarsità di alcuni componenti, in particolare la polvere da sparo. La polvere è davvero ciò che manca oggi". Diversi impianti esistenti in Europa dovrebbero essere modernizzati nei prossimi mesi e anni per aumentare la produzione. Tra questi ci sono i leader del mercato europeo Rheinmetall (Germania), Eurenco (Francia), KNDS (Belgio) e Nammo (Norvegia) e quelli relativamente nuovi come Karlskoga (Svezia), Aschau (Germania), Wimmis (Svizzera), Pardubice (Repubblica Ceca) e Granada (Spagna).

Ad oggi, anche gli Stati Uniti sono un importatore netto di nitrocellulosa.

Ecco perché i membri repubblicani del Congresso hanno annunciato una legge per spingere l'amministrazione Biden a condurre un inventario della filiera di fornitura di polvere da sparo Usa e fare in modo che ve ne sia disponibile in quantità sufficienti per l'esercito.

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