Missili anti nave e nuove armi: ecco la nuova muraglia militare Usa anti Cina nel Pacifico

La strategia degli Stati Uniti per contenere, limitare, frenare l'ascesa della Cina nell'Indo-Pacifico si muove lungo due binari paralleli. Così gli Usa vogliono arginare Pechino nei mari dell'Asia

Missili anti nave e nuove armi: ecco la nuova muraglia militare Usa anti Cina nel Pacifico
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Dall'Australia al Giappone, dalla Corea del Sud alle Filippine senza dimenticarsi di Taiwan. Navi da guerra, centinaia di missili a lungo raggio, sottomarini all'avanguardia e sofisticati sistemi di difesa. La strategia degli Stati Uniti per contenere, limitare, frenare l'ascesa della Cina nell'Indo-Pacifico si muove lungo due binari paralleli. Da un lato Washington sta rafforzando i propri rapporti diplomatici – e quindi politici e militari – con una serie di Paesi partner situati a cavallo tra il Mar Cinese Meridionale e l'Oceano Pacifico. Dall'altro gli Usa sono impegnati a vendere, cedere, trasferire armi sempre più potenti in una regione sempre più strategica tanto per l'amministrazione statunitense quanto per Pechino. Ecco, dunque, che a queste latitudini sta silenziosamente prendendo forma una muraglia militare americana che si aggiunge alle due cosiddette catene di isole. Evidentemente non più sufficienti, da sole, a congelare le ambizioni del Dragone.

Armi Usa per i partner asiatici

Come ha spiegato il settimanale Newsweek in un lungo approfondimento, gli Stati Uniti stanno armando i loro principali alleati e partner del Pacifico. Poco importa se la Cina ha avvertito che la regione non dovrebbe diventare "un'arena per giochi geopolitici". Il dipartimento della Difesa Usa si è infatti già mosso per ingabbiare la Marina militare di Pechino, la più grande al mondo per numero di scafi (oltre 370 navi comprese due portaerei), e mantenere così il predominio navale all'interno e all'esterno dell'Indo-Pacifico. In che modo? Per esempio rinforzando gli arsenali di alcuni Paesi strategici della regione, come Taiwan e Giappone, parti integranti della prima catena di isole, a quanto pare sempre meno utile - come semplice concetto strategico figlio della Guerra Fredda - a frenare il rivale cinese.

Oggi serve ben altro, e allora ecco spiegato il test di un missile anti nave a lungo raggio AGM-158C (LRASM) dell'Australia con una gittata di 925 chilometri e la volontà statunitense di consegnare a Canberra sottomarini a propulsione nucleare. Nel 2020 ha approvato la vendita di un massimo di 200 missili stealth al governo australiano per un costo stimato di 990 milioni di dollari. Non un affare qualunque, visto che l'LRASM aumenta e migliora la portata dell'aeronautica militare dell'isola contro le navi avversarie. Ma non è finita qui, perché l'Australia ha stanziato 4,4 miliardi di dollari per l'acquisizione dagli Usa dello Standard Missile-2 Block IIIC e dello Standard Missile-6, quest'ultimo con una gittata di 290 miglia e in grado di attaccare navi da guerra e supportare la difesa aerea.

Gli Stati Uniti hanno accettato di vendere fino a 220 missili da crociera Tomahawk all'Australia nel 2023, nell'ambito di un accordo da 895 milioni di dollari che includeva 200 missili nella variante Block V. Ebbene, secondo lo sviluppatore Raytheon, il Tomahawk è in grado di colpire bersagli "con precisione" da 1.600 chilometri di distanza.

Missili e navi da guerra

Il Giappone è un altro cliente dei Tomahawk. Tokyo acquisirà infatti circa 400 di questi missili nell'ambito di un accordo da 2,35 miliardi di dollari annunciato nel 2023. Il governo nipponico ha poi presentato altre due richieste per un totale di 182 missili SM-6 del valore di 1,350 miliardi di dollari, e sta parallelamente anche sviluppando le proprie armi affondanti, tra cui il missile Type 12 potenziato con una gittata stimata fino a 1.200 chilometri.

Taiwan ha a sua volta ricevuto missili statunitensi e sta producendo i suoi modelli autoctoni, come il missile supersonico Hsiung Feng III. Le Filippine hanno invece appena ottenuto dagli Usa una nuova nave da guerra dotata di missili: l'ultimo ma non l'unico aiuto militare arrivato dal partner americano. Si tratta della corvetta BRP Miguel Malvar da 3.

200 tonnellate, inaugurata presso la base operativa navale di Subic, nella provincia di Zambales. Resta adesso da capire se, da qui ai prossimi mesi, Washington eserciterà maggiore pressione sui governi asiatici "amici" affinché acquistino ulteriori missili antinave made in Usa.

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