Truppe verso i confini della Cina: perché è alta tensione in Asia

Accanto alle rivendicazioni terrestri, Cina e India hanno imbastito un braccio di ferro anche nell’Oceano Indiano

Truppe verso i confini della Cina: perché è alta tensione in Asia
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Tensione nuovamente alle stelle tra India e Cina dopo mesi di calma apparente. Oggetto della contesa: la sovranità dell’Arunachal Pradesh, uno Stato controllato da Nuova Delhi ma rivendicato da Pechino. Tutto è iniziato in seguito alle notizie relative al rafforzamento della presenza militare indiana in alcune aree di confine tra i due Paesi ma, soprattutto, dopo che il 9 marzo il premier indiano Narendra Modi ha inaugurato il tunnel di Sela, che corre a quasi 4.000 metri, proprio nell’Arunachal Pradesh.

Il botta e risposta tra Cina e India

In seguito alla citata visita di Modi, un portavoce del ministero della Difesa cinese, Zhang Xiaogang, ha dichiarato che l'area di "Zangnan (come i cinesi indicano l'Arunachal Pradesh) è territorio della Cina e la Cina non riconoscerà mai e si oppone alla creazione illegale da parte dell'India del cosiddetto Arunachal Pradesh".

Zhang ha definito l'attuale situazione al confine "generalmente stabile", aggiungendo che le parti "mantengono una comunicazione efficace attraverso canali diplomatici e militari circa la risoluzione sul campo delle questioni di confine". Tuttavia, ha avvertito che azioni come la visita di Modi "sono contrarie agli sforzi compiuti da entrambe le parti per alleviare la situazione di confine e non favoriscono il mantenimento della pace e della tranquillità" e ha esortato la controparte a evitare iniziative che possano complicare la situazione.

Immediata la risposta di Delhi, con l'India che ha accusato il Dragone di "rivendicazioni assurde" e "teorie infondate" sullo stato di Arunachal Pradesh che "era, è e sarà sempre parte integrante e inalienabile dell'India". "Il fatto di ripetere teorie infondate non darà alcuna validità a queste rivendicazioni", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Randhir Jaiswal, come riportano i media indiani.

Il braccio di ferro nell’Oceano Indiano

Accanto alle rivendicazioni terrestri, Cina e India hanno imbastito un braccio di ferro anche nell’Oceano Indiano. Nelle ultime settimane, in particolare, Pechino ha intensificato gli sforzi per approfondire i legami di sicurezza con i Paesi situati in loco, firmando un nuovo accordo di sicurezza con le Maldive e inviando una delegazione militare in tre Stati della regione. Il 4 marzo, il ministero della Difesa delle Maldive ha annunciato di aver approvato un patto di assistenza militare con il governo cinese che mira a "promuovere legami bilaterali più forti".

All'inizio di questo mese, il ministero della Difesa cinese ha anche inviato una delegazione militare in visita di 10 giorni alle Maldive, in Sri Lanka e in Nepal.

Secondo lo stesso ministero, la delegazione ha incontrato il presidente delle Maldive, Mohamed Muizzu, e funzionari della difesa di tutti e tre i Paesi per discutere "questioni di sicurezza regionale di interesse comune", sviluppare legami militari bilaterali e promuovere la cooperazione bilaterale in materia di Difesa. Questi sviluppi sono arrivati mentre l’India ha iniziato a ritirare i circa 80 membri del personale di sicurezza di stanza alle Maldive su richiesta dello stesso Muizzu.

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