Missili Typhon in Giappone: la mossa degli Usa per contenere la Cina

Dopo averlo schierato temporaneamente nelle Filippine, gli Stati Uniti pensano di dispiegare temporaneamente anche in Giappone il sistema per missili da crociera "Typhon"

Missili Typhon in Giappone: la mossa degli Usa per contenere la Cina
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Gli Stati Uniti hanno espresso interesse a schierare il sistema missilistico a medio raggio basato a terra “Typhon” in Giappone per esercitazioni militari congiunte, ha affermato il Segretario dell'esercito americano Christine Wormuth.

Il quotidiano The Japan Times riferisce anche che il possibile schieramento della Multi-Domain Task Force statunitense, una nuova unità che utilizza il Typhon, era stato discusso durante la visita del Segretario in Giappone il mese scorso. Tokyo attualmente nega la possibilità di schierare questi missili in quanto si ritiene che i siti di lancio potrebbero diventare un obiettivo di un attacco missilistico cinese, effettuato in via preventiva. Tuttavia, il Japan Times riporta che sono attualmente in corso discussioni tra Tokyo e Washington per rafforzare la cooperazione tra i due paesi nel campo della difesa.

Gli Stati Uniti hanno in Giappone il contingente più numeroso di militari all'estero: si calcola che siano presenti nell'arcipelago nipponico circa 50mila soldati. I legami tra le due sponde del Pacifico sono in fase di rafforzamento per contrastare le minacce provenienti dalla Corea del Nord e scoraggiare l'attività militare della Cina, in particolare attorno a Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale.

Stati Uniti e Giappone stanno lavorando insieme per rafforzare la stabilità e la sicurezza regionali nella regione indo-pacifica, secondo una necessità che si è fatta più impellente per via dell'insorgere del conflitto in Ucraina, che ha ripercussioni anche in Estremo Oriente a causa delle attività militari russe svolte congiuntamente con la Cina.

L'interessamento statunitense verso la possibilità di schierare i missili del sistema “Typhon” in Giappone risponde all'esigenza di aumentare la propria capacità di deterrenza nei confronti della Repubblica Popolare Cinese. Come sappiamo, lo scorso aprile elementi di una batteria di “Typhon” erano stati schierati temporaneamente nelle Filippine per prendere parte all'esercitazione “Salaknib 24”.

Se dovesse accadere la stessa cosa in Giappone, e se entrambi gli schieramenti di missili dovessero essere permanenti, prenderebbe forma un ampliamento della strategia di deterrenza missilistica: se schierare cacciatorpediniere – che possono lanciare missili da crociera – è una forma di deterrenza flessibile e scalabile per via della natura stessa del mezzo, schierare un sistema lanciamissili da crociera basato a terra, benché mobile, rappresenta un livello superiore di impegno nel mantenimento della stabilità regionale.

Per capire meglio questo concetto è bene dare un rapido sguardo alle caratteristiche del sistema “Typhon” e al perché è stato possibile metterlo in produzione. Il “Typhon” ha quattro lanciatori verticali montati su semirimorchio, un posto di comando, oltre a veicoli di ricarica e supporto tutti su rimorchi e se armato con missili da crociera Tomahawk, permette di mettere sotto tiro bersagli terrestri e marittimi in un raggio di circa 1600 miglia, mentre se impiega i vettori SM-6 (nati come missili da difesa aerea e antimissile), anche solo come armi superficie-superficie, offre ulteriori capacità e flessibilità.

Si tratta quindi di un sistema multiruolo, ovvero con capacità di attacco (strike) terrestre e marittimo e da difesa aerea e anti-missili balistici. In sostanza è qualcosa di più di un semplice mezzo per installare una “bolla” Anti Access / Area Denial, e proprio per le sue doti di attacco in profondità è uno strumento che può essere usato per un attacco preventivo o di ritorsione, ovvero uno strumento di “contro-bolla”.

Sino a quando è stato in vigore il trattato Inf (Intermediate range Nuclear Forces), era proibito (per Usa e Russia) non solo schierare a terra vettori da crociera (e balistici) con una gittata superiore a 500 chilometri, ma anche semplicemente costruirli.

L'uscita unilaterale dal trattato da parte dell'amministrazione Trump è stata motivata ufficialmente dalla violazione dello stesso da parte della Russia (con il vettore 9M729 o SSC-8 in codice Nato), ma all'atto pratico si era resa necessaria per l'evidente sbilanciamento riguardante i vettori balistici/da crociera a raggio medio e intermedio che si è venuto a creare tra Cina e Stati Uniti. Uno sbilanciamento che ha intaccato, insieme alla nuova ventata nazionalista cinese e conseguente espansione dell'attività coercitiva/aggressiva, l'equilibrio delle forze nel Pacifico Occidentale.

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