Disabili, ancora troppe barriere

Secondo il presidente dell’Anthai Giuseppe Trieste, il 65 per cento dei mezzi pubblici è inaccessibile per chi non può camminare

Muoversi nella capitale coi mezzi pubblici non è facile per nessuno. Ma per i disabili, più che complicato, è spesso impossibile. «A Roma il 25 per cento delle strutture del trasporto pubblico è totalmente inaccessibile - denuncia la delegata del sindaco per i problemi dell’Handicap, Ileana Argentin -. E il 40 per cento è accessibile solo parzialmente».
Rampe rotte, ascensori fuori uso, banchine troppo alte e mezzi senza pedane elevatrici spesso costringono il disabile a fare altre scelte per potersi muovere nelle strade cittadine. «Dalla mia esperienza - dice il presidente dell’Associazione Nazionale Tutela Handicappati Invalidi (Anthai), Giuseppe Trieste - la percentuale di strutture inaccessibili è molto più alta, anche perché si devono considerare pure i pullman della Cotral, che girano fuori Roma e spesso non hanno la pedana elevatrice. Per non parlare delle metropolitane: non tutte le fermate hanno gli ascensori, cosa che comporta l’impossibilità di poter usufruire del mezzo pubblico».
Secondo Trieste, «il problema di fondo del trasporto pubblico è che le società che si occupano del servizio non acquistano sempre mezzi accessibili per tutti».
«Situazione che è facilmente dimostrabile - continua il presidente dell’Anthai -. Perché se tutti i mezzi nuovi fossero accessibili, prima o poi l’inevitabile ricambio con quelli vecchi porterebbe ad avere finalmente pullman e autobus senza barriere architettoniche, con un netto miglioramento della qualità della vita per i disabili. Ma così non è».
Inoltre, c’è anche una mentalità scorretta, un approccio che va rivisto per quanto riguarda le politiche dell’Handicap. Parla di «cultura sbagliata» Giuseppe Trieste. «Mi hanno detto - spiega - che le poche pedane elevatrici presenti sui mezzi di trasporto pubblico vengono messe fuori uso appositamente, perché così non possono essere aperte, si perde meno tempo e si fa meno fatica».
«Per iniziare a risolvere la situazione - aggiunge il presidente dell’Anthai - occorrerebbe promuovere degli incontri fra Atac e Cotral assieme alle associazioni di disabili e con gli anziani e il Moige, perché il problema di cultura va affrontato per tutte le situazioni».
Ma le barriere architettoniche non sono presenti solo sui mezzi del trasporto pubblico. È dei giorni scorsi la denuncia della stessa Argentin riguardante i bagni degli ospedali, «molti dei quali non sono accessibili per i disabili, come invece previsto dalla legge».


In quest’ultimo caso, però, l’amministrazione capitolina è corsa ai ripari almeno sulla carta, prevedendo, in collaborazione con l’assessorato regionale alla Sanità, un piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche presenti all’interno di alcune strutture sanitarie pubbliche. Dall’Atac, invece, almeno per ora, nessuna risposta.

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