Disavventure di un pensionato hi-tech

Ormai qualunque strumento non è pensato per l’uomo medio ma per l’ingegnere elettronico. Perfino cambiare una lampadina è un’impresa

Disavventure di un pensionato hi-tech

Mi ha illuminato una lampadina. Non una lampadina qualsiasi ma un’alogena con innesto a baionetta. L’elettricista, dopo aver montato due applique sul muro mi aveva chiesto con un sorrisetto ironico: «Lei è capace vero?». Va bene che ho fatto il classico e poi giurisprudenza, ho pensato, ma che diamine questo sfotte. «Certo che sì», ho risposto con sicurezza. Comprate le lampadine, ho preso la scala, e, andato su, mi sono accorto che l’alogena è di almeno un centimetro più lunga dello spazio a sua disposizione. Poco male, ho pensato, spingo un po’ di qua, un po’ di là… , mica per niente è a baionetta, e il gioco è fatto.

Dopo dieci minuti avevo spaccato esattamente in due la prima lampadina e stavo per fare altrettanto con la seconda. L’ho mollata là, incastrata da una parte ma non dall’altra. Tanto l’elettricista doveva tornare per fare altri lavori.
Caso vuole che, due giorni prima, fosse andato in tilt - mi scuso per il linguaggio corrente e terra terra - anche il mio pc. È venuto un tecnico, è rimasto lì due ore e mezzo, si è bevuto un caffè ma il computer è rimasto come prima: «Questo troian è un bastardo, non riesco a trovare dove ca… si è nascosto». Quando falliscono, anche i supertecnici si fanno capire. Il secondo esperto che ho chiamato non ha perso tempo. Si è preso il mio pc è se l’è portato in laboratorio. Tornerà indietro quando è guarito. Come sempre quando si va in ospedale sai quando entri, non quando esci.

Le vicissitudini del computer non avevano però lasciato tracce sul mio equilibrio. La lampadina sì. Umiliato e abbattuto soprattutto dopo aver subito anche i sorrisetti di moglie e figlia con solita tiritera sui lavoretti da uomo che di tanto in tanto pretendono da me, soprattutto perché sanno benissimo che non sono in grado di farli.
Già lavoretti da uomo, non da ingegnere elettronico o da elettrotecnico specializzato. Il punto è questo. Ormai di semplice non c’è più nulla. Cosa c’era di più tranquillo, di più facile, di più alla portata di tutti che non mettere una lampadina? Perché ora devo avere a che fare con un’alogena a baionetta che, per di più, devo maneggiare - si è raccomandato l’elettricista - senza toccarla direttamente. E sapete perché? Perché queste alogene oltre a emettere raggi ultravioletti dannosi per l’occhio, sono anche capaci, così recita wikipedia, di «provocare cancro della pelle». Comunque non devo toccarla con le dita «perché i depositi di grasso lasciati sul bulbo carbonizzerebbero alla prima accensione provocandone anche la rottura». Il vantaggio, teorico, è che durano il doppio rispetto alle vecchie lampadine. Vantaggio che io ho subito annullato.
Ma tutto ciò non è stato inutile. Come dicevo l’alogena mi ha illuminato. Mi ha fatto capire che ormai la tecnologia non è più al servizio dell’uomo ma, anzi gli gioca contro. La tecnologia è al servizio esclusivo degli ingegneri che, non a caso, sono nella maggior parte dei casi, gli inventori delle nuove tecnologie.

Un affronto che ormai sono costretti a subire anche i giovani privi di specializzazioni tecnologiche (quanti iPhone e simili sono stati accantonati dopo la corsa all’acquisto?), non soltanto la mia generazione di 50-60enni cresciuti col mito del «futuro», di quella porta, anzi di quel portone sulle tecnologie più avanzate che per noi era l’arrivo del terzo millennio. Ricordo una raccolta di figurine che mi aveva convinto che dal 2000 in poi nelle città non ci sarebbero più stati marciapiedi ma soltanto tapis roulant, le auto sarebbero sparite lasciando il posto a veicoli a cuscino d’aria. Gli stilisti non ci avrebbero più confezionato giacche di cachemire ma tutine aderentissime di lattex anche senza essere sadomasochisti. Coi nostri veicoli saremmo entrati in casa direttamente dalle finestre davanti alle quali ci sarebbe stata una piccola banchina per agganciare il nostro veicolo ad aria. E l’happy hour saremmo andati a farlo sulla luna, dove il Martini sarebbe stato ancora più secco.

Tutti sogni infranti. Anzi la tecnologia si sta sempre più allontanando dall’uomo medio. Richiede competenze e abitudini, manuali e mentali, che soltanto chi è cresciuto in una culla dotata di iPod (forse) può avere. Prendete, ad esempio, le nuove macchine fotografiche, quelle belle, le nuove reflex digitali, quelle che, quando le hai in mano, ti danno la sensazione di poter diventare in quattro e quattr’otto un novello Henri Cartier Bresson. Bene ora che l’avete acquistata dovete leggervi il libretto delle istruzioni. Libretto… poi. Un volume che solo un ingegnere elettronico con una certa esperienza alle spalle è in grado di decifrare. Alla fine, quasi tutti, mettono la funzione automatica e scattano. Sfruttando sì e no un decimo delle possibilità di questi aggeggi.

Mi viene in mente una frase di Woody Allen: «Ho un rapporto catastrofico con la tecnologia: se passo sotto ad un lampadario a gocce, si mette a piovere». Io, e come me, credo migliaia, centinaia di migliaia di persone, provo la stessa sensazione.
Torniamo ai computer. Oggi non si può fare alcun lavoro senza ricorrere a loro e, sicuramente, fanno risparmiare tempo e, teoricamente, denaro. Ma anche loro si stanno allontanando sempre più dall’Uomo Medio per avvicinarsi sempre più all’Ingegnere Elettronico. Notizie di questi giorni. Il Corriere della Sera ha dedicato una pagina intera all’assalto dei nuovi virus: solo in Italia in sei mesi ne sono stati censiti 1,2 milioni. Dice un esperto: «Ora sono intelligenti, ingannano il pc e non l’uomo». Inganneranno anche il pc ma, alla fine, fregano me. Non a caso «i dieci peggiori attacchi informatici della storia sono costati 30 miliardi tra pc buttati e servizi bloccati».

E, tanto per rinforzare l’idea, Repubblica ha annunciato che sta arrivando «Windows 7», lo userò anch’io, giusto per farvi capire che, alla base, un minimo c’è, ma poi in un sommarietto c’è scritto (testuale): «Quick add, si può aggiungere a una mail un link senza dover aprire il browser».

Mi leggo questo ritaglio tutti i giorni, non chiedo aiuto a nessuno, voglio arrivarci da solo, non so che cosa sia, che cosa significhi ma giuro, prima di Windows 8 lo farò anche io.
E sarebbe questa la tecnologia al servizio dell’uomo? Direbbe Totò: «Ma mi faccia il piacere».

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