Concordo con i ministri degli Esteri Frattini e dell’Interno Maroni sulla necessità di costituire un fondo con risorse europee e italiane per affrontare l’emergenza umanitaria esplosa sull’altra sponda del Mediterraneo, di cui l’arrivo consistente dei clandestini sulle nostre coste è il fattore che più ci preoccupa perché nell’immediato rischia di essere straordinariamente destabilizzante sul piano sociale, della sicurezza, economico e politico. Concordo anche con il ministro per le Riforme e leader della Lega Nord, Bossi, che sarebbe un errore dare i soldi ai clandestini. Dobbiamo sicuramente fare un investimento cospicuo e anche in fretta, ma deve essere finalizzato a favorire il radicamento nella propria terra della maggioranza della popolazione che è composta da giovani, al di sotto dei trent’anni, offrendo loro l’opportunità di auto-emanciparsi dalla schiavitù della povertà diventando micro imprenditori e protagonisti della rinascita economica dei loro Paesi.
Dare i soldi per favorire il rimpatrio si trasformerebbe in una trappola micidiale perché incentiverebbe un’ondata ininterrotta e sempre più massiccia di disperati alla caccia del «premio ai clandestini », rendendoci involontariamente complici dei cinici trafficanti di esseri umani che vedrebbero decuplicare i loro profitti che oggi superano quelli derivanti dal traffico della droga. Così come sarebbe un errore dare questi soldi a governi, oltretutto se sono espressione di una fase di transizione, nei cui confronti gravano dubbi circa l’effettiva democraticità. Fin troppe volte in passato abbiamo alimentato i conti bancari segreti di dittatori corrotti. Ora basta!
I nostri soldi diamoli direttamente ai giovani che scelgono consapevolmente di assumersi la responsabilità di riscattarsi dalla povertà diventando micro imprenditori. E diamo solo i soldi che servono effettivamente alla realizzazione del singolo progetto imprenditoriale e neppure a fondo perduto, perché la responsabilizzazione e la certificazione della credibilità del neoimprenditore attraverso la restituzione anche graduale del prestito è parte integrante della sua capacità di competere sul libero mercato. In definitiva comprendiamo che regalare i nostri soldi ai clandestini sarebbe un male per quei giovani perché non li affrancherebbe dalla povertà ma li incentiverebbe alla prassi del parassitismo e accrescerebbe le devianze sociali, così come sarebbe deleterio non solo per le nostre tasche ma anche per la nostra sicurezza.
Ugualmente, dire che i soldi arriveranno dall’Unione europea ci conforta poco, dal momento che quei soldi sono nostri. Lo scorso anno l’Italia ha dato circa 15 miliardi di euro all’Unione europea e in cambio ne abbiamo ottenuto circa un terzo. Forse è arrivato il momento anche di riflettere sulla validità economica di questo colosso di materialità senz’anima che si sostanzia di una burocrazia elefantiaca, farraginosa e onerosissima, che ci vorrebbe far credere che l’euro sia l’essenza stessa dell’Europa.
Ebbene, se il governo Berlusconi riuscirà ad affidare agli imprenditori italiani la gestione della missione storica di creare una classe di micro, piccoli e medi imprenditori che diventeranno il ceto medio garante della democrazia sostanziale presso i nostri vicini di casa, a cominciare dalla Tunisia e dall’Egitto che godono di una relativa stabilità, l’Italia sarà la principale beneficiaria di questa crisi perché riusciremmo a trasformarla in un’opportunità irripetibile per legare in modo organico la struttura portante delle loro economie al nostro tessuto economico, sociale e culturale.
Prima il nostro capo di governo farà proprio quello che potrebbe essere definito «Piano Berlusconi per lo sviluppo, la democrazia e la pace tra i popoli del Mediterraneo» e prima riusciremo ad arrestare la fuga in massa dei clandestini verso le nostre coste, alimentata da una criminalità organizzata che non ha alcuna remora a speculare sulla vita di disperati che a migliaia sono già morti affogati nelle acque del Mediterraneo.
Deve essere a tutti chiaro che l’Italia è determinata a rapportarsi con l’emergenza umanitaria in corso offrendo la carota ma al tempo stesso impugnando il bastone: da un lato, niente soldi ai clandestini perché saremmo conniventi con i fuorilegge e ci comporteremmo come chi si vuole del male; dall’altro, acceleriamo i tempi per l’avvio di uno storico piano per la rinascita
economica dei Paesi della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, mettendo al centro la persona e il libero imprenditore e perseguendo il bene comune, che significa il loro bene ma anche il nostro bene.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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