Oddio, tutto è relativo, dipende dai conti in banca. Ma 300mila euro, quanto è costato il dito medio alto undici metri tutto in marmo di Carrara che svetta davanti al Palazzo della Borsa, non sono uno scherzo neppure per un artista le cui opere sono quotate milioni di euro. I soldi per l’installazione, giura l’artista, sono tutti suoi, e lo confermano anche l’assessore Massimiliano Finazzer («dal Comune solo un contributo alla mostra») e il curatore Francesco Bonami, sotto la pioggia scrosciante scatenatasi sul disvelamento della scultura. Un temporale violento proprio nell’ora X, manco l’avesse mandato apposta papa Woytila dall’aldilà come piccola beffarda vendetta. Lui, Supermaurizio arrivato in tight nero circondato da fotografi e cameramen ombrellati, come Fred Astaire in «Singing in the rain» ha accolto il pluviale come un ennesimo colpo scenografico, e come una star di Hollywood frena con la mano (la sua) domande e urla di giubilo per l’opera finalmente rivelata. A fargli da parterre, come si conviene, non mancava qualche vip televisivo come Simona Ventura. Trecentomila euro per un’esposizione di soli dieci giorni, 30mila euro al giorno? Uno schiaffo alla miseria verrebbe da dire, anche perché, fuor da polemiche e provocazioni, l’opera funziona eccome, anche esteticamente: con la sua forma neoclassicheggiante e cromaticamente in perfetta armonia con le colonne anni Trenta di Palazzo Mezzanotte, la scultura sembra sia sempre stata lì. Ironica sì, offensiva proprio no. «E lì deve rimanere» dice Cattelan visibilmente soddisfatto da quella che, volente o no, rappresenta il primo forte monumento d’arte contemporanea apparso a nostra memoria sul suolo urbano cittadino. «È vero, lì dovrebbe rimanere» si allinea pure l’assessore Finazzer che, d’accordo con il curatore, ha già in mente alla scadenza una serie di alternative come: «rendere la scultura itinerante in altre città italiane, portarla a New York e, quando il nostro museo d’arte contemporanea sarà pronto, trovare lì la sua collocazione definitiva. Per il momento, aspettiamo di vedere le reazioni dei cittadini e poi decida la Moratti». A Supermaurizio chiediamo se, alla scadenza dei fatidici 10 giorni, si accontenterebbe eventualmente di un’altra location cittadina. Ride: «E che faccio, gli metto sotto due paia di ruote e la porto a spasso per Milano? Ma non scherziamo...». Sorride anche Francesco Bonami, curatore del progetto («nel caso di Cattelan userei il termine badante...») e conviene sul fatto che tanto sforzo per pochi giorni non ha senso. «Come non hanno senso le polemiche provinciali che spesso nel nostro Paese ostacolano l’arte. Questo dito medio alzato mi fa venire in mente la statua provocatoria del Bernini in piazza Navona che si ripara dal crollo della chiesa di Sant’Agnese del rivale Borromini.
Anche allora, in età barocca, infuriarono le polemiche, ma la statua è ancora lì». Paragone forse un po’ azzardato ma che rende l’idea anche perché, sottolinea Bonami, «è difficile che la Finanza possa temere l’arte e a Milano i monumenti più contemporanei sono i dischi di Pomodoro...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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