Forse non ci sarà bisogno di sparare tutte le cartucce. Le «decine di firme» e «da tutta Italia» di galleristi, artisti e critici a favore della mozione-Cattelan. Per mantenere «L.o.v.e», diventata per tutti il «dito medio», davanti al palazzo della Borsa, l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory ha raccolto un elenco di nomi e cognomi del mondo dell’arte - milanese e non - e lo presenterà oggi sul tavolo della giunta ai colleghi che ancora storcono il naso davanti all’opera delle polemiche. Arte versus cultura? Finirà pari, a meno di colpi di scena. Il 9 gennaio scade il permesso per mantenere l’installazione in piazza Affari, prima di Natale il sindaco voleva già votare una proroga di altri 6 mesi ma metà degli assessori erano pronti a fare pollice verso al «dito medio», e la decisione è stata rinviata. Dopo le mediazioni e con una seduta dimezzata dalle feste (ci saranno nove assessori, abbastanza per il numero legale) esclusa la possibilità di farne un monumento, ma almeno per 6 mesi l’opera dovrebbe rimanere dov’è. Anche i critici ora alzano le spalle, o si turano il naso. «Ho cose più importanti a cui pensare» ammette il vicesindaco Riccardo De Corato. «È già stata lì fin troppo, comunque non voterò contro la proroga e abbiamo altri problemi da risolvere» si allinea l’assessore Alan Rizzi. Anche Giampaolo Landi di Chiavenna (che sarà assente) resta «contrario, l’opera è di qualità discutibile come l’Ago e il filo o il Cubo di Pertini», ma «basta con le polemiche sterili e visto che anche spostarla ha un costo, usiamo le risorse per i servizi e lasciamola lì altri 6 mesi, la prossima giunta deciderà se renderla definitiva o meno». Non diventi un monumento, dichiara senza se e senza ma Giacomo Beretta, ma per mantenerla fino a luglio davanti alla Borsa il sindaco potrà contare sul suo voto. Resta «convintamente» contrario Carlo Masseroli, di area Cl, che non parteciperà alla seduta «per motivi personali» ma ha inviato una lettera per confermare il suo no, sia «al mantenimento che ad una eventuale proroga» dell’opera in piazza Affari. Non lo convince la linea difensiva di Finazzer. Maurizio Cattelan intende donare o cedere l’opera a Milano se il Comune la lascerà in piazza Affari, ogni altra collocazione per ora non è all’ordine del giorno, andrebbe ridiscussa con l’artista. Anche il «contratto»: il costo dell’assicurazione ad esempio, finora a carico dell’artista e ancora se resterà in piazza Affari. Difficile se Palazzo Marino optasse per una sede diversa, e dovrebbe caricarsi anche del trasloco.
«L’opera è nata per piazza Affari, ogni altra collocazione sarebbe inaccettabile. Teniamola lì almeno fino al 2013, poi potremo inserirla nel Museo di arte contemporanea che sorgerà a Citylife» afferma Finazzer, che con Letizia Moratti ha appena condiviso di velocizzare i cantieri per cui la sede potrebbe aprire già nel 2012. Il «dito» in centro per altri 6 mesi «sarebbe un’attrazione per i turisti che verranno per MiArt e Salone del mobile, e un ulteriore test di gradimento». Un’opera in marmo di Carrara che è costata all’autore circa un milione di euro, il valore artistico nel frattempo è almeno raddoppiato: può «valere» due milioni, che Cattelan è pronto a regalare a Milano. «Chi si prende la responsabilità di rifiutare un dono così? Roba da denunciarci alla Corte dei conti» provoca Finazzer.
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