DIVE STRACULT SERENA GRANDI

RomaIl televisore è sempre acceso a casa di Serena Grandi, eppure è difficile immaginare una donna meno condizionata dal conformismo. Lei s’è immunizzata, così sono io a esser distratto dal bla-bla. Nella nostra conversazione non le sfugge una frase fatta, di quelle che riempiono l’eloquio dei televisionisti.
Signora Grandi, è sul piccolo schermo che le giovani generazioni vedono ciò che le vecchie hanno visto sul grande. «Così mio figlio, adolescente, ha appena visto per la prima volta Miranda. In tv, ma dal dvd, quindi su una copia non censurata».
Come ha reagito? Ci sono scene spinte.
«Infatti. Temevo molto la sua reazione».
Dunque?
«Mi ha detto: “Mamma, non ti devi vergognare. Il film è così attuale. Pensavo peggio”».
E lei come l’ha presa?
«Con sollievo. Non ho sensi di colpa e mi ha rincuorato che lui non me ne facesse venire».
Lei non rinnega nulla. Fra le attrici di Tinto Brass è un’eccezione.
«Tinto è un grande maestro, un grande scenografo, un grande direttore d’attori».
Perché certe sue colleghe invece vogliono dimenticare?
«Francesca Dellera? Ringrazi la Madonna tenendo la faccia per terra! Chi la conoscerebbe se con Tinto, due anni dopo che io feci Miranda, lei non avesse fatto Capriccio?».
Non è l’unica.
«Lo so. Senza Così fan tutte, che cosa sarebbe stata Claudia Koll, che poi è diventata una suora laica?».
Lei è stata una ninfa e Brass è stato il suo dio Pan?
«Non proprio. Girare e rigirare certe scene, le più esplicite, è stato pesante».
Con Brass lei ha girato anche «Monella», film che forza molto l’erotismo. Questo accade meno in «Tra(sgre)dire».
«Stuzzicare con l’infedeltà, tener vivo un rapporto con la dialettica gelosia-desiderio accade alle donne più comunemente che agli uomini. Ma nemmeno tutte le donne ne sono capaci».
Certe ragazze portano gonne o pantaloni a vita troppo bassa. Banalizzare le pudenda uccide l’erotismo?
«Certe esibizioni stanno all’erotismo come fare il bidet davanti all’obiettivo sta al recitare».
Anche lei in Miranda, però...
«Sì, ma dopo Miranda ho studiato recitazione».
E, dopo ancora, ha avuto un incidente con la giustizia.
«Un incidente risoltosi da tempo con l’archiviazione».
Veniamo alla sua seconda carriera.
«Sì, all'ultima Mostra di Venezia, per Il papà di Giovanna di Pupi Avati, i critici sono stati generosi con me».
Però alla Mostra io l’ho vista arrabbiata.
«Per forza! Alla conferenza stampa nessuno m’ha rivolto una domanda».
Anche Alba Rohrwacher fu maltrattata da Avati e Silvio Orlando.
«Non voglio parlare di lei, ma di me. Parevo un’intrusa alla Mostra, sebbene abbia girato cinquantacinque film».
Dalla «Cicala» di Lattuada a «Malamore» di Eriprando Visconti, dall'«Iniziazione» di Mingozzi e «Teresa» di Dino Risi. Ma io ho nostalgia dei suoi albori dal vivo.
«Davvero lei mi ha visto nel Serena Grandi Show? Incredibile! Pensi che lo portavo in giro con quattro ballerine. Cantavo Amado mio e Machito. L’impresario era Giampiero Menzione».
Tre anni fa lei ha pubblicato «L’amante del federale». Il titolo del romanzo giovanile di Mussolini, «L’amante del cardinale».
«I titoli si somigliano solo per caso. Vuol saper se ho nostalgia? Direi piuttosto che ho simpatia per quell’epoca, come ne hanno sempre avuto nella mia famiglia, originaria di Rimini».
Lei però ha studiato a Bologna, dove c’erano altre ragazze promettenti.
«Ricordo Veronica Bartolini, alias Veronica Lario. E Gloria Guida».
Gloria com’era?
«Candida, educata, ingenua, bella come il sole, sempre accompagnata dal fratello, bello anche lui, che cantava da baritono».
Gloria ha avuto successo prima di Serena.
«Gloria ha un padre che è un formidabile ufficio stampa».


Serena ha nuovi film in programma?
«In autunno uscirà Zoe di Giuseppe Varlotta e sto per interpretare Sotto ai tuoi occhi di Giovanni Galletta. Poi lavorerò ancora con Avati».
Titolo?
«Mistero. Con Pupi è sempre così».

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