Djordjevic scuote l’Armani «Serve un vero carattere»

Il tecnico: «Il nostro cuore non può dipendere dai singoli risultati. Per sabato conto di recuperare Bulleri». In palio il secondo posto

Ieri notte Sasha Djordjevic era al Meazza, il «suo» Milan sfidava il Bayern in Champions: il pallone preso a calci per dimenticare quello accarezzato con i polpastrelli. Che è vera arte, ma anche sofferenza, soprattutto per l’uomo da Belgrado, classe 1967, oro mondiale e argento olimpico da giocatore, oggi allenatore dell’Armani Jeans. Missione difficile al timone di una squadra sempre un po’ in cerca di sé: ha meno punti solo di Siena capolista, ma domenica ha perso il derby a Cantù, in una stagione in cui ha già lasciato per strada (male) punti che chi sogna in grande non lascia. E sabato al DatchForum (ore 12, diretta Sky Sport 2), arriva la VidiVici Bologna, che divide con Milano e Roma il secondo posto. L’Armani, quest’anno, ha ceduto in casa solo con Siena ma dalle «V nere» ha già perso all’andata e in semifinale di coppa Italia.
Il Djordjevic giocatore una volta disse: «Amo la pressione, mi spinge avanti». Vale anche in panchina?
«In panchina c’è una pressione maggiore e diversa, perché diversa è la possibilità di influenzare il modo in cui si esprime la squadra. Ma sono i giocatori che trasformano le idee in basket. Come diceva il maestro Aza Nikolic - e ho dovuto allenare per capirlo meglio - sono i grandi giocatori a fare i grandi allenatori».
Ci sono quel genere di grandi giocatori in questa Armani?
«Sì, ma ognuno deve misurarsi quotidianamente con chi pensa sia meglio di lui e cercare conferme continue. I risultati poi ti condannano o ti incoronano».
Cosa è successo a Cantù?
«Abbiamo pagato l’assenza improvvisa di Bulleri, che si è sentito male. Siamo riusciti a tamponare l’imprevisto, poi Cantù ha tirato fuori un cuore da derby. E poi ci è pure mancata energia a metà gara».
Quando si legge di una sconfitta dell’Armani in trasferta ricorre l’espressione «mancanza di carattere».
«Carattere? Spero sinceramente che la squadra ne dimostri di più. Però non dobbiamo dipendere dai singoli risultati. Niente ansia».
La sfida con Bologna è già fondamentale?
«È molto importante. La VidiVici è fortissima sugli esterni, gente come Blizzard, Vukcevic, Best e Ilievski sanno inventare soluzioni pericolose anche fuori dagli schemi. Conto di riavere Bulleri. Blair? Aspettiamo di averlo al 100% (ai box c’è pure Gigena, ndr)».
Milano è la squadra che subisce più falli di A, 26,5 a partita, ma è solo terzultima nella percentuale ai liberi, con il 67.95%.
«Infatti ogni squadra che gioca contro di noi non risparmia le legnate, essendo abbastanza tranquilla nel mandarci in lunetta. Dobbiamo migliorare le percentuali. Non in allenamento ma in partita, quando ci sono mille pressioni».
Pescherete nel mercato dei comunitari all’estero?
«Ci guardiamo attorno».


Si sente sotto esame per il futuro?
«Il mio futuro è la cosa che mi preoccupa di meno».
Alla Climamio Bologna la panchina è stata affidata a Dan Gay, che però resta in organico come giocatore. E ha sei anni più di lei. Le viene voglia di tornare in campo?
«Sì, ma mi limito ad allenare».

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