da Milano
Ognuno tira dritto per la sua strada. Dalla trincea dellAspromonte, dove è in ritiro fra «i suoi» ragazzi, don Pierino Gelmini ribadisce: Non mi dimetto». Da Terni il Pm Barbara Mazzullo implora i giornalisti: «Lasciatemi lavorare». Il sacerdote resta sovraesposto, anche se sta finalmente provando a raffreddare i toni; il magistrato che conduce la delicatissima indagine sui presunti abusi sessuali tenta invece di chiudere la partita nel segno della discrezione, sottotraccia come si richiede a una toga.
Un fatto è certo: fra dichiarazioni, rivelazioni e polveroni, lindagine è a un passo dalla fine: gli inquirenti hanno approfondito il tema, assai scabroso, per nove mesi, hanno sentito i sette denuncianti, qualcuno più di una volta, poi hanno ascoltato tutti i possibili testimoni, fino a don Mazzi. Dopo la metà di settembre, finita pausa estiva imposta anche dal periodo cosiddetto feriale, il Pm probabilmente depositerà gli atti, momento propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio per don Gelmini. Il sacerdote si è difeso parlando di una richiesta estorsiva da parte degli accusatori, alcuni attualmente detenuti in carcere, ma sembra che non abbia mai presentato denuncia. Daltra parte è quasi unovvietà affermare che lambiente dei tossicodipendenti è terreno di coltura di ricatti e minacce e non a caso si è scoperto che da anni don Gelmini è sottoposto a servizi di tutela disposti dal Ministero degli interni «come persona esposta a gravi rischi». Ieri è intervenuto anche il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, e le sue parole dimostrano quanto la vicenda sia intricata: «Voglio vederci chiaro, ci sono già state notizie non fondate», ha detto il cardinale Tarcisio Bertone.
Intanto, ennesimo colpo di scena, martedì dal collegio difensivo si è sfilato il professor Franco Coppi che aveva difensore di don Gelmini: «Coppi - spiega ora il prete - ha lasciato lincarico perchè dice che è difficile gestirmi per le mie esternazioni. E quindi non voglio fare altre esternazioni». Lunica battuta, velenosa, è per il cardinal Francesco Marchisano che in unintervista alla «Stampa» laveva invitato a lasciare la guida della comunità Incontro: «Quel cardinale dovrebbe dimettersi lui, casomai. E poi la mia non è unistituzione religiosa, è laica».
Per il momento il destino di don Pierino è nelle mani dellavvocato Lanfranco Frezza che mette le mani avanti: «Questo non è un processo che si può fare con un solo avvocato». E allora? Frezza dovrebbe presto trovare un collega pronto ad affiancarlo: «Dopo la defezione di Coppi, la comunità Incontro - spiega il portavoce Alessandro Meluzzi - ha ricevuto telefonate da parte di almeno un centinaio di avvocati che si sono offerti di difendere gratuitamente don Gelmini».
Il Pm è laconico: «Non mi si può chiedere di violare il segreto istruttorio - spiega Barbara Mazzullo - e non mi interessa assolutamente finire sui giornali». Poi lappello finale: «Lasciatemi lavorare».
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