«Don Liegro trovava Dio negli occhi degli uomini»

«Le cose storte non le posso vedere, è più forte di me». A pronunciare questa frase è un Luigi Di Liegro bambino, mentre si trova sul litorale di Gaeta, così come viene immaginato all’inizio della miniserie Mediaset L’uomo della carità (in onda lunedì e martedì su Canale 5). È l’attore romano Giulio Scarpati a calarsi nel ruolo del sacerdote fondatore della Caritas, che ha lottato per far vincere i valori della solidarietà e della condivisione sulle «storture» e le ingiustizie verso i poveri e gli emarginati. Una fiction fedele alla verità storica, nonostante sia liberamente ispirata alla biografia di Di Liegro, di cui a ottobre ricorre il decennale della scomparsa: «Nulla è inventato - spiegano gli sceneggiatori Fabrizio Battelli e Nora Venturini -. Grazie alla famiglia e alle testimonianze di chi l’ha conosciuto, abbiamo ricostruito con precisione l’impegno di don Luigi, anche se il film descrive, ovviamente, appena un millesimo del suo operato».
La fiction diretta da Alessandro Di Robilant presenta uno spiccato carattere documentario e, con la figura del protagonista, ripercorre tappe cruciali della storia della Capitale. Dopo una dura esperienza nelle miniere belghe a fianco degli immigrati italiani, ci viene infatti mostrato don Luigi che negli anni Sessanta vive in prima persona il degrado e i problemi delle borgate, in particolare di Giano. Poi gli anni Ottanta, con il progetto della Caritas che culmina nella creazione dell’ostello di via Marsala; negli anni Novanta, è la volta della realizzazione di una casa-famiglia per malati di Aids a Villa Glori, tra le polemiche e le mobilitazioni del quartiere Parioli contro l’iniziativa. Infine la vicenda della Pantanella, che don Luigi volle trasformare da ex pastificio in centro di accoglienza per immigrati, poi sgomberato dalle forze dell’ordine.
Sono accennati, inoltre, gli sgomberi dell’epoca nelle zone Termini, Colle Oppio, Esquilino, Prenestino. «Trovava Dio negli occhi degli uomini - osserva Scarpati -. Di lui mi colpiscono la determinazione: in nome dei più deboli pretendeva molto, da sé e dagli altri. I tempi della politica erano in ritardo, ma è riuscito a compiere opere straordinarie con l'amore, con cui ha avvicinato anche i nemici».


Oggi il testimone di don Di Liegro, cui è intestata una sala di palazzo Valentini (e la Provincia ha infatti ospitato, ieri, la presentazione in anteprima di L’uomo della carità), è passato alla Fondazione internazionale che ne porta il nome, presieduta da Roberto Pertile e dalla nipote Luigina Di Liegro. La Fondazione ha sede a Roma, in via del Mortaro 26 (per informazioni: 06.69920486).

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