A Donadoni restano 180 minuti per cacciare il fantasma di Lippi

Stasera contro la Georgia e il 17 novembre a Glasgow il ct si gioca il suo futuro. "La mia squadra operaia? Ma è la classe operaia che manda avanti il Paese". E l'Italia per battere la Georgia ruba il centrocampo al Milan

A Donadoni restano 
180 minuti per cacciare 
il fantasma di Lippi

nostro inviato a Genova
Non è nato a Ceppaloni ma nel Bergamasco eppure sono tante le analogie tra questo Ct infilzato come San Sebastiano e il ministro della Giustizia Clemente Mastella preso di mira da sinistra radicale, giornali e trasmissioni tv trasformate in processi di piazza. Roberto Donadoni viene considerato, da qualche tempo, il problema numero uno del calcio nazionale, se non addirittura l’unico. Se Totti e Nesta annunciano il gran ritiro, per questioni di salute, la responsabilità è sua perché «non ha un bel rapporto» con i due. Se per caso ricorda a Del Piero lo stato anagrafico, ecco che da Torino e non solo, gli saltano al collo per rammentargli che «non si manca di rispetto a uno come Alex». È la stampa, bellezza, verrebbe da ricordare filosoficamente al nostro. O meglio ancora è il mestiere complicato del Ct, intrapreso da Donadoni subito dopo il mondiale vinto a Berlino, per mancanza di concorrenti: fu uno dei pochi liberi, a disposizione sul mercato, e Demetrio Albertini ne segnalò al volo l’identità al commissario Guido Rossi. Al contrario di Mastella, difeso almeno dall’opposizione, Donadoni è da solo nell’arena ma ha un paio di occasioni per ricacciare indietro censure aspre, critiche feroci e qualche clamoroso pregiudizio: stasera con la Georgia, e soprattutto sabato 17 novembre (chi crede nella smorfia tocchi pure ferro) a Glasgow, può guadagnarsi la qualificazione che vuol dire salvare l’incarico fino alla prossima estate. In caso contrario il suo destino è assicurato e non c’è bisogno della sfera di cristallo per indovinare: subito a casa, rimpiazzato al volo da Lippi pronto a risalire sul torpedone azzurro.
C’è allora ben poco da aggiungere al dibattito che fiorisce intorno al lavoro del ct bergamasco, con i riccioli sale e pepe, e un pizzico in più di autostima cresciuta col successo a Kiev. Il plotone d’esecuzione lo aspetta al varco e lui si avvia all’appuntamento scortato da improvviso ottimismo. C’è fuori mezza nazionale, dieci reduci di Duisburg addirittura, tra ritiri, infortuni, squalifiche e scelte (Zambrotta, Materazzi, Cannavaro, Camoranesi, Perrotta, Del Piero, Inzaghi, Gilardino, Totti e Nesta più Aquilani, uno degli ultimi arrivati a corte) eppure non se ne lamenta, né in pubblico né in privato. Altri si sarebbero presentati con i fazzoletti di carta a Coverciano. È un ragazzo dotato di sano orgoglio. E non solo perché sa che la Georgia occupa la posizione numero 104 della classifica Fifa, che si presenta stasera nello stadio di Genova (mezzo vuoto, 20mila i biglietti venduti su 36mila) senza Kaladze e che perciò non gode di un grande spessore tecnico con i suoi 7 punti raccolti nel girone. «Se pensiamo a una pratica da archiviare facilmente, andremo incontro a una figuraccia» ammonisce. «Definire la mia nazionale operaia non è un insulto, è quella la classe sociale che manda avanti il nostro Paese» rintuzza così una definizione fatta apposta per ferirlo. Comunque la sua Italia, operaia o no, deve collezionare 9 punti nei prossimi tre appuntamenti. Solo così si qualifica. Stasera, prima di cominciare a menar la danza, può mettersi dinanzi alla tv per seguire Scozia-Ucraina e fare un tifo sfacciato per Shevchenko. Conoscere i risultati dei concorrenti, in certi casi, può risultare un bel doping.
Con mezza nazionale fuori, le scelte di Donadoni non sembrano affatto discutibili. In difesa deve rammendare come può, con Panucci centrale al fianco di Barzagli, a centrocampo si affida al trio milanista, in attacco schiera il tridente più accattivante del momento, con Toni punta di diamante, assistito da Di Natale e (unico dubbio) Iaquinta. È lo stesso trio che nel mese di ottobre dello scorso anno mise in riga l’Ucraina (Oddo dal dischetto più una girata al volo di Toni, l’attaccante più in forma in circolazione).

Conta allora vincere per poi concentrarsi sullo sbarco in Scozia. Se poi Sheva dovesse farci un regalo, allora si potrebbe anche brindare. E convincersi che maltrattare Donadoni, come un Mastella qualunque, non è un esercizio meritorio.

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