Per anni sono stato l'archetipo del creditore al consumo: mutui, prestiti, carta di credito, un quinquennio di vita spensierata che non potevo assolutamente permettermi. Mi pare si dica: al di sopra delle mie possibilità. Conosco la seduzione del prendi subito e paghi poi, il differimento della realtà, la filosofia del vivere e morire indebitati, l'illusione di credere e calcolare che guadagneremo sempre più soldi (o gli stessi) senza gli incidenti che capitano sempre agli altri. Ne sono uscito, e non sono pentito: ho fatto sciocchezze, ma anche affari formidabili. Lo dico perchè tira un'aria come se le banche, con tutto il male che può dirsene, fossero diventate dei centri di persuasione per obbligare i tapini a indebitarsi per comprare, e poi a indebitarsi per pagare i debiti, e così via. Ora: dirlo è banale, ma il credito al consumo è come tutto il resto: è neutro, chi lo usa esprime se stesso in come lo usa. Se uno è scemo, il credito al consumo è un modo qualsiasi per dimostrarlo.
Se non è scemo, però, dovrà comunque fare i conti con la realtà: cioè che non guardare al lungo periodo è diventata una filosofia di vita, gli status schiavizzano, i modelli culturali alla fine si scontano, la gente ha aspettative sempre più alte, magari compra al discount ma non rinuncia al Suv. La seconda, per dirla con Zygmunt Bauman, è che l'uomo soffre a seconda di come vive.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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