Il doppio acuto di Mutu zittisce anche Del Piero

Adesso è in lotta per il posto: «Sì, mi sento nel gruppo». I meriti di Capello: «L’ho convinto a correre e non a star fermo ad aspettare la palla»

Alessandro Parini

da Torino

La parabola del figliol prodigo è servita. A beneficiarne, tanto per cambiare, la Juventus ammazza-campionato. Che va a Palermo e ne esce con altri tre punti. Soprattutto, ne esce con un giocatore in più: Adrian Mutu. Due gol e una partita tutta sostanza, di quelle che piacciono a Capello. Il quale si è volentieri dimenticato la sfuriata di metà dicembre quando, sul 4-0 di Juve-Cagliari, rimproverò apertamente il romeno, reo di essersi esibito in un colpo di tacco fine a se stesso: «Ci vuole rispetto per gli avversari», avrebbe poi detto l’allenatore. Mutu, in quell’occasione, non aprì bocca e mandò la lezione a memoria.
A Palermo, schierato al posto di Nedved, solo applausi ed elogi da parte di tutti. E un problema in più per Del Piero: adesso ne ha davanti un altro. Capello ha trasformato Mutu e spiega come: «L’ho convinto a correre e a non aspettare solo il pallone». Stringato, come al solito. Mutu, allora, potrebbe davvero essere il nuovo acquisto della Juventus: prima di Palermo aveva avuto comunque i suoi spazi, convincendo solo a tratti. In Sicilia, viceversa, ha impressionato tutti: chilometri a fare su e giù sulla fascia, due gol di ottima fattura (in stagione sono già sette) e il fantasma di Cassano che non c’è più. Inutile negarlo: fin dall’estate scorsa, la sensazione era che l’ex giocatore del Chelsea potesse finire alla Roma come contropartita per il barese. Ora che questo rischio non c’è più, la testa di Adrian è più sgombra e magari il rendimento in campo ne trarrà beneficio: «Devo ringraziare Capello – ha detto ieri ai microfoni di Sky – perché prima mi ha portato a Torino e poi è stato di parola. Mi ha sempre assicurato che sarei rimasto alla Juve e che avrei avuto il mio spazio: è esattamente quello che sta accadendo, sono felice».
Un anno fa, di questi tempi, Mutu arrivava in Italia con ancora mesi di squalifica da scontare – eredità della sua esperienza inglese, della cocaina e di una vita dissoluta – e la fama di rompiscatole un po’ scansafatiche. La cura-Juve lo ha rimesso in sesto e Capello gli ha trovato un ruolo nuovo: non solo seconda punta, come in realtà non ha mai giocato vestendo il bianconero, ma uomo di raccordo sulla sinistra. Corsa e tecnica, quantità e gol da cercare comunque: «Mi piace questa posizione – ha ripetuto -. È divertente, la squadra gira e gioca bene. Vincere è importante, ma se lo fai mostrando un bel calcio è ancora meglio». Lui ha i piedi per farlo e, a Torino, pare avere trovato l’ambiente giusto per non farsi distrarre da altro. Ha capito di essere di fronte alla svolta della carriera: ora o mai più. Si è (ri)sposato in estate, ha messo la testa a posto e, quando Capello lo chiama, risponde presente: «È vero: dopo il gol ho rivolto uno sguardo a tutti i miei compagni in panchina perché so cosa vuol dire stare seduti lì e guardare gli altri giocare. Ho sfruttato il mio momento, tutto qui».


Il giorno prima del suo ventisettesimo compleanno, con una doppietta che ha portato altri tre punti in cassa e rispedito al mittente tutte le tabelle di questi giorni: «Proveremo a vincere tutte le partite» è il messaggio di Mutu. Dimenticandosi magari i colpi di tacco: quelli sono concessi solo a Ibrahimovic, noblesse oblige.

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