Drogava le vittime e le stuprava: manager condannato a 9 anni

Accolto il ricorso della Procura. Di Fazio è colpevole anche di maltrattamenti sull'ex moglie e di abusi su altre 5 donne

Drogava le vittime e le stuprava: manager condannato a 9 anni
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Il coniuge separato resta «persona della famiglia, fino allo scioglimento del vincolo matrimoniale, a prescindere dalla convivenza». E quindi il marito che compie stalking nei confronti della ex moglie, anche se vive in una casa diversa, può essere condannato per reato più grave di maltrattamenti in famiglia, al posto di quello di atti persecutori, che peraltro è procedibile con querela di parte e quindi deve avvenire entro un tempo prestabilito. Così la Suprema Corte di Cassazione ha motivato l'accoglimento del ricorso della procura generale di Milano nei confronti di Antonio Di Fazio, l'ex manager della farmaceutica, condannato quindi in via definitiva a 9 anni di carcere per cinque episodi di abusi sessuali, commessi con l'uso di benzodiazepine ai danni di altrettante donne. Di Fazio era stato arrestato nel maggio 2021, a seguito di un'indagine dei carabinieri di Milano coordinata dalla pm Alessia Menegazzo e dall'aggiunta Maria Letizia Mannella, per aver narcotizzato, fotografato e abusato di una studentessa 21enne attirata nel suo appartamento con la scusa di uno stage. L'ex imprenditore era stato in appello condannato a 9 anni ma prosciolto per prescrizione riguardo ai capi di imputazione che riguardavano la ex moglie, assistita dall'avvocata Maria Teresa Zampogna. La Cassazione, in accoglimento del ricorso della sostituta pg Laura Gay, ha invece riqualificato il reato da stalking in maltrattamenti in famiglia rinviando a un nuovo processo d'appello bis per queste condotte. Con l'ex coniuge, in sostanza rimane, secondo l'orientamento della giurisprudenza citato dalla Corte, un vincolo «assimilabile a quello familiare» per via, tra le altre cose, «dell'esercizio condiviso della responsabilità genitoriale». Responsabilità che Di Fazio e l'ex moglie condividevano per via del figlio nato dalla loro unione. La donna aveva denunciato l'ex decine di volte prima che venisse arrestato a Milano nel 2021, per avere narcotizzato e stuprato una studentessa dopo averla attirata con la scusa di uno stage. Denunce che erano state archiviate nel 2017. Dopo l'arresto, l'ex moglie si era quindi convinta a rivolgersi nuovamente all'autorità giudiziaria, che stava svolgendo indagini sulle altre donne vittime di abusi. In merito al ricorso per Cassazione proposto dall'imputato tramite il suo legale Ivano Chiesa, la Suprema corte, tra le altre cose, ha ritenuto «indubbia la violenza sessuale» compiuta da Di Fazio che ha «coinvolto la corporeità» di zone intime delle sue vittime, di cui ha «violato la libertà e l'integrità sessuale».

E in merito alla mancata concessione delle attenuanti generiche ha sottolineato che queste non sono «un diritto conseguente all'assenza di elementi negativi connotanti la personalità del soggetto» bensì richiedono «elementi di segno positivo, dalla cui assenza legittimamente deriva il diniego».

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