Stefano Zurlo
da Milano
Nove giudici, tre udienze e due anni di discussioni per un importo stratosferico: 16 euro e 11 centesimi. Nellintasatissima Italia del fisco cè spazio per tutti: per gli evasori totali, che non dichiarano patrimoni vertiginosi, e per i contribuenti che si accapigliano con gli enti pubblici per tasse lillipuziane. Quel che è accaduto a Mortara, in provincia di Pavia, è davvero strabiliante: un avvocato non ne voleva sapere di pagare una modestissima imposta, appunto 16 euro più gli spiccioli, chiesta dal Comune come obolo per la targa professionale, calamita per i passanti, ben visibile sulla strada. Dopo 24 mesi di duelli, ricorsi e controricorsi, la trentaquattresima Commissione tributaria regionale - presidente Riccardo Targetti, relatore Rosario Alberghina - ha presentato il conto al temerario professionista: 500 euro di spese, oltre, naturalmente, al versamento dei 16 euro.
Lavvocato aveva incassato una prima, prevedibile sconfitta davanti alla Commissione provinciale di Pavia, ma invece di chiudere il match, assolutamente improponibile e sproporzionato al valore della contesa, aveva rilanciato chiedendo la sospensione del provvedimento e coinvolgendo altri tre giudici nel procedimento. Ricevuto un secondo no, aveva provato ad aprire una breccia nella Commissione regionale.
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