Due incontri per scoprire la poesia del Novecento

Alda Merini presenta «Le briglie d’oro» allo Spazio Oberdan. In un’antologia le più belle liriche italiane dal 1960

Stefania Malacrida

Giornata all’insegna della poesia. Oggi sono due gli appuntamenti offerti agli amanti del genere, quasi in contemporanea. Alle 18 alla Libreria Utopia di via Moscova, viene presentato il volume «La poesia italiana dal 1960 ad oggi» (edizioni Bur), un’antologia delle più belle liriche del secondo Dopoguerra curata da Daniele Piccini, ricercatore all’università Cattolica. Mentre alle 18,30 allo Spazio Oberdan, in viale Vittorio Veneto 2, protagonista sarà la poetessa Alda Merini e la sua nuova raccolta di versi «Le briglie d’oro» edita da Scheiwiller.
E non è tutto: giovedì alle 20,45 alla galleria «A arte studio Invernizzi» di via Scarlatti, avrà luogo l’incontro «Il tempo dell’ascolto», dove si parlerà di tre grandi autori milanesi: Milo De Angelis, Carlo Invernizzi e Giancarlo Majorino.
«Tempo», «ascolto», «poesia». Concetti apparentemente inconciliabili con la Milano cuore pulsante dell’economica italiana. Ma il numero degli editori e la frequenza degli incontri dicono il contrario. Dicono che dietro il rumore dei cantieri e del traffico, c’è il suono più dolce dei versi poetici. Dietro il fiume di persone che corrono, c’è un popolo di poeti capace di fermarsi, ascoltare, sentire. E magari scrivere. Un mondo più sotterraneo, fatto di grandi nomi e di tanti lettori anonimi, a cavallo tra i circoli informali e i piccoli editori disposti a rischiare. È in questi ambienti che nasce Alda Merini. La poetessa fu portata a conoscenza del pubblico negli anni Sessanta proprio da Vanni Scheiwiller, fondatore della omonima casa editrice. Un’autrice scoperta due volte. Perché dopo il ventennale silenzio dovuto alla sua malattia, fu di nuovo la Scheiwiller a sancirne il ritorno sulla scena letteraria nazionale con «Altra verità, diario di una diversa», opera che segnò uno spartiacque, la conclusione di un infinito tormento e l’inizio di una nuova stagione. Da allora il nome di Alda Merini è legato a continui successi, dalle decine di raccolte poetiche fino alle numerose candidature per il premio Nobel. Ma accanto alla produzione destinata al grande pubblico, c’è il rapporto intenso e costante con l’editore. Ed ecco la quantità di liriche nate giorno per giorno, anno per anno attorno alla Scheiwiller, scritte per Vanni o per la collaboratrice Marina Bignotti. Pagine e pagine impilate sui tavoli o custodite nei cassetti. «Fogli volanti scritti in modo quasi indecifrabile - dice Bignotti -, oppure dettati a noi curatori che andavamo a trovarla».
Già una decina di anni fa Vanni Scheiwiller ebbe l’idea di raccogliere questo materiale in un volume. Un progetto interrotto dalla morte dell’editore nel ’96, ora finalmente portato a compimento con il libro presentato oggi, dedicato proprio a Marina Bignotti. Un centinaio di liriche messe nero su bianco dalla poetessa nell’arco di vent’anni. Parole suggestive, in cui il groviglio di sentimenti ha la cifra della gratitudine. O, per dirla con Merini, ancora una volta, dell’amore. «Scriva!» diceva la poetessa. E Bignotti annotava: «Questi fogli di poesia io li perderò.

Allarmata al primo rumore, non portò consegnarli al vecchio che ha mille duemila stanze. Questi fogli di poesia io li perderò, passandoli di mano in mano, come droga per tutti. Questi fogli di poesia io li ritroverò. Stampati dentro un bacio».

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