Due ruote per dominare l’arte della velocità

Esposti 35 «gioielli», dalla Frera G. T. 570 del 1914 alla celebre MV Agusta del 1965

Matteo Chiarelli

Inizia cento anni fa la storia della motocicletta italiana e la sua patria è Milano. È il 1897 e nel capoluogo lombardo sfreccia per la prima volta un prototipo di «bicicletta a motore», creato dal celebre costruttore meneghino Edoardo Bianchi. L’esperimento finisce con un piccolo incendio e qualche ferita per il collaudatore, lo stesso Bianchi, ma all’industria milanese resta il primato nazionale del primo veicolo che funziona senza bisogno di pedalare.
Parte da qui il viaggio avventuroso che porterà l’Italia delle due ruote a detenere, per tutto il XX secolo fino ad oggi, il primato dell’innovazione tecnologica ed estetica nel mondo della moto. «La motocicletta italiana. Un secolo su due ruote tra storia, arte e sport» è il titolo della mostra che la Fondazione Antonio Mazzotta (Foro Buonaparte 50) presenta fino al prossimo 12 marzo. È la prima grande mostra dedicata alla motocicletta italiana vista non come oggetto ma come fenomeno, con tutte le sue implicazioni storiche, artistiche e sportive.
In esposizione 35 moto, 20 opere d’arte, 50 manifesti, 120 fotografie, documenti originali e capi d’abbigliamento storici. «La nostra scuola tecnica - afferma Marco Riccardi, curatore della mostra assieme a Adalberto Falletta, con la collaborazione di Uliano Lucas e Massimo Cirulli - si è sempre distinta per la capacità di battere strade impensabili, nel non aver paura di sperimentare nuove idee». Tra le moto più antiche in mostra ci sono la milanese Gilera (la prima fabbrica fu in corso XXII Marzo), modello VT 317 del 1909, di cui esiste un solo esemplare, più conosciuta come «la bicicletta», poiché sulla scocca di una bici montava un piccolo motore che superava comunque i 100 chilometri l’ora.
Quindi è esposta una Frera Grande Turismo 570 del 1914, una moto così affidabile per l’epoca che venne scelta dal Regio Esercito Italiano. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale la casa costruttrice, stanziata a Tradate, divenne addirittura la più importante fabbrica di motociclette in Italia. Infine una Guzzi Normale 500 del 1921, veicolo che Carlo Guzzi, i cui stabilimenti erano a Mandello del Lario, volle «affidabile, duraturo e che non richiedesse una particolare manutenzione». Tra gli altri modelli di pregio, il visitatore potrà ammirare una Gilera 500 Rondine del ’39, nata da un progetto dell’Aeronautica e definita «la madre delle moderne quattro cilindri». Quindi una Moto Guzzi Otto cilindri 500 del ’55, «la più straordinaria moto da competizione mai realizzata». E ancora una Moto Morini Bialbero 250 del ’58, conosciuta come la «la monocilindrica più veloce del mondo».


Sono esposte poi la Guzzi Galletto del ’50, nota come «la moto del parroco», perché consentiva ai preti la guida con la tonaca, quindi la Guzzi V7 Special del ’69, in dotazione alla Polizia italiana e ai Corazzieri, e la celebre MV Agusta 350 3 cilindri del ’65, una delle più famose moto da competizione, che, guidata dal campione Giacomo Agostini, vinse ben quattro titoli mondiali.

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