Anna Maria Greco
da Roma
Fausto Bertinotti è ottimista. Forse, troppo. Annuncia che presto lItalia avrà una legge sulla libertà religiosa, che sostituirà i Regi decreti del 29. E spiega: «Non cè bisogno di un particolare impegno del presidente della Camera, perché è intento comune procedere rapidamente. Abbiamo alle spalle un lungo lavoro, in larga parte condiviso, e credo che si possa pensare ad una rapida approvazione del Parlamento».
La commissione Affari costituzionali della Camera ha iniziato ad esaminare ai primi di novembre, con Roberto Zaccaria (Ulivo) come relatore, le proposte di legge in materia: quelle del Verde Marco Boato e del Ds Valdo Spini, che mettono insieme proposte delle scorse legislature, compreso un disegno di legge del governo Berlusconi, che fu bloccato per lopposizione della Lega che invocava il principio di «reciprocità».
Ma la Cdl non ritiene affatto che questa sia una piattaforma condivisa su cui procedere celermente. Anzi, dalle prime polemiche la questione appare come un nuovo terreno di scontro. I problemi posti allItalia da una società sempre più multietnica e le minacce del terrorismo internazionale non aiutano certo ad affrontarla con serenità.
Di libertà religiosa si parla nel convegno interreligioso organizzato dalla presidenza della Camera con rappresentanti islamici, cattolici, ebrei, protestanti. È lì che Bertinotti lancia il sasso e annuncia che a Montecitorio ci sarà presto «un luogo destinato alla contemplazione e alla meditazione religiosa, a prescindere dalla confessione».
An e Lega insorgono subito, con obiezioni soprattutto sui matrimoni e la parità uomo-donna, insomma il rapporto con lIslam. Anche esponenti dellUdc, come lex ministro Carlo Giovanardi e di Fi, come Fabio Garagnani, frenano sullopportunità di procedere celermente su una materia così delicata. Provocatorio il leghista Roberto Cota: «Le religioni non sono tutte uguali. Per quella cattolica la vita umana è un valore importante e nessuno riconosce un valore nel farsi saltare in aria per fare i kamikaze». Certo, lui non frequenterà la sala di meditazione di Bertinotti e dice che quella del presidente della Camera è una posizione politica, che «esprime lidea di una società multiculturale ad ogni costo, quando invece ci sarebbe estremo bisogno di difendere la nostra identità». Questultimo è anche il cavallo di battaglia di An.
Entra nel merito Ignazio La Russa: «Si vuole far passare per libertà religiosa la possibilità di far celebrare matrimoni con effetto civile anche ai rappresentanti di decine e decine di culti, alcuni dei quali ultraminoritari e pressoché sconosciuti, dimenticando che affinché questo avvenisse per la Chiesa cattolica, fu necessario un concordato a lungo atteso e preparato». Una critica riguarda il fatto che «a discrezione dei singoli culti religiosi, si potrà anche non dar luogo alla contestuale lettura degli articoli del codice civile da cui discende, tra laltro, la parità tra i coniugi e il ruolo non subordinato della moglie». Per La Russa questo dimostra «la volontà della sinistra di consentire, per esempio ai musulmani, di continuare a non accettare pubblicamente la parità tra uomo e donna e di perpetuare di fatto per il marito il ruolo di padrone non solo della moglie, ma anche dei figli». Lex ministro di An Maurizio Gasparri fa unaltra osservazione: «Si vorrebbero dare agli Imam, la cui funzione è tutta da chiarire in un contesto che riguarda le varie interpretazioni coraniche, funzioni che avrebbero riflessi anche sulla vita civile del nostro Paese». Ma fare una legge «in maniera confusa potrebbe creare conflitti».
La replica viene da Spini: «Nella sostanza - dice - gli articoli vengono letti agli sposi, solo che si può scegliere se farlo durante il rito o al momento delle pubblicazioni. Ed è il codice civile italiano che regolerà gli effetti civili del matrimonio. Un evidente progresso rispetto alla situazione attuale». Boato spiega che quella che si discute non è «la proposta della sinistra», perché differisce solo «per qualche virgola da quella presentata sia dal governo Prodi nel 97 che poi dal governo Berlusconi e si basa sulle conclusioni del lungo lavoro di una Commissione che, tra laltro, ebbe anche lapprovazione della Cei». «Capisco le preoccupazioni che riguardano oggi il mondo islamico - dice -, ma tutto questo non centra con il terrorismo e gli scontri di civiltà. Si tratta di sistematizzare finalmente la materia, dando regole precise che oggi non ci sono».
Per lazzurro Garagnani, però, questa sarebbe una «legge pericolosa», che «scardina lidentità e la tradizione religiosa italiana». Il testo, avverte Giovanardi, va «valutato con cura» ed è difficile dire oggi se si è daccordo.
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