
L'arcivescovo Mario Delpini, metropolita di Lombardia e così alla guida dei vescovi lombardi, non è stato creato cardinale durante il pontificato di Papa Francesco, ma questo non gli ha impedito di avvertire una grande sintonia tra il suo modo di vivere l'episcopato e lo stile del Papa. Un esempio per tutti arriva proprio dalla celebrazione delle esequie di Francesco: un gruppo di ragazzi milanesi tra i seimila e ottocento che hanno partecipato ai funerali del Papa ha incontrato Delpini in metropolitana in clergyman, pantaloni, giacca, camicia e collarino bianco, mentre si spostava da piazza San Pietro alla basilica di san Giovanni in Laterano, dove i ragazzi con l'arcivescovo hanno varcato la Porta Santa. Mentre le porte si chiudevano, l'hanno anche fotografato.
Appena saputo della morte del Papa, l'arcivescovo di Milano aveva trasformato l'omelia del lunedì santo in Sant'Angelo in un ricordo a braccio del Santo Padre: «Con tenacia ha celebrato la Pasqua e adesso la vive». Aveva poi parlato del dovere di riconoscenza che Milano deve a Francesco, che le ha sempre prestato un occhio di riguardo, incoraggiando personalmente anche lui. E ieri, in un'intervista a Radio Marconi, ha raccontato altri particolari. «Una parola che mi è stata rivolta da papa Francesco e che lui ha ripetuto incontrando gruppi di ambrosiani in visita è stata: "Il vescovo di Milano è piccolo, ma è tutto pepe". Francamente si può mettere in dubbio l'attendibilità della valutazione. Ma io l'ho sempre accolta come un'espressione di simpatia».
Nell'intervista a Radio Marconi, Delpini ha anche approfondito ciò che gli sembra essenziale del pontificato di Francesco, a partire dall'avere «a cuore» la sorte «dei poveri, delle guerre, delle situazioni complicate che si sono realizzate anche nella Chiesa» e ha detto che «la misericordia con cui si è fatto carico dei miseri mi pare che sia iscritta nella sua intuizione originaria di quando è diventato vescovo e Papa». Nessun dubbio alla domanda se l'indirizzo impresso da papa Francesco alla Chiesa sia irreversibile: «La storia della Chiesa è come la tessitura di un grande arazzo» e «l'impronta che papa Francesco ha lasciato è definitiva, è come quando si fa un disegno su un arazzo. Poi continueranno i suoi successori a tessere l'arazzo, perché la gloria di Dio possa manifestarsi in ogni tempo e in ogni luogo attraverso il segno povero della Chiesa».
Quanto alle responsabilità della Diocesi di Milano nel custodirne l'eredità, Delpini ha spiegato che «il magistero di papa Francesco è stato recepito da molti, dando vita anche a forme continuative di riflessione, di impegno come i
gruppi Laudato si', sensibilità per la pace» e per i migranti e che «il tema della sinodalità è un'eredità significativa di un modo nuovo di gestire la corresponsabilità e la decisione sui temi dentro la comunità milanese».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.