E il Diavolo «obbedisce» al premier

In svantaggio, Sheva, Kakà e Gattuso esaltano i rossoneri

E il Diavolo «obbedisce» al premier


Franco Ordine

da Milano

Le buone notizie sono tre addirittura. Proprio come gli squilli di tromba del Milan dal super attacco (a quota 70). Prima notizia: rifila tre scudisciate sulla schiena della Fiorentina pareggiando il conto della sconfitta all’andata. Seconda notizia: nella serata riesce a cogliere qualche piccolo vantaggio dai risultati maturati a Parma e Torino che pure incidono in qualche modo sulla classifica. Più importanti i 5 punti di vantaggio sull’Inter che tutto il resto, naturalmente. Terza e ultima notizia: la squadra di Silvio Berlusconi è in perfetta sintonia con il suo presidente. E se c’è da regalargli un sorriso, non si tira certo indietro. La prima sorpresa è la Fiorentina. Sgabbia dalla partita come avesse l’argento vivo addosso, quasi fosse sua la voglia di saldare il conto con il Milan nel frattempo subito in affanno dal punto di vista difensivo e distratto nei suoi punti nevralgici, Kaladze e Nesta portati a spasso da uno spavaldo Toni. Appena si celebrano gli esponenti di quel settore e si ricorda l’imbattibilità rossonera (564 minuti alla fine), ecco il gol a porta spalancata, facile facile, arpionato da Toni, guarda un po’ su punizione, vizio antico (di Pasqual la traiettoria) a ricordare che non ci si può cullare sugli allori. Nell’occasione c’è anche una posizione in fuorigioco di Ujfalusi che spunta alle spalle di Serginho, addormentato. L’inatteso svincolo della sfida dimostra che forse c’è da ritoccare qualcosa nel disegno tattico del Milan partito bene in attacco (Inzaghi manca un aggancio elementare) ma dietro capace di aprire varchi e di sbandare pericolosamente. Anche perché nel frattempo Serginho e Nesta si caricano di gialli che non sono certo una bella premessa. Alla sorpresa della Fiorentina, che gioca senza timori, con personalità e anche con la grinta necessaria, risponde il Milan nel giro di sette minuti e al culmine di una sequenza di angoli (cinque di fila) che testimoniano della pericolosità. A metà frazione o quasi la risposta del Milan: è il piede di Pirlo che ispira Sheva su cui Jorgensen abbocca alla finta dell’ucraino mentre la fragile opposizione di Lobont consente alla stilettata del bomber di conseguire il pareggio.
La seconda sorpresa è il Milan che appena prende le misure e trova qualche varco più agevole, può disporre quasi a piacimento della Fiorentina, nel frattempo scesa di tono muscolare e di resistenza (ha giocato mercoledì sera un’ora a Cagliari, si può capire). In effetti la sorpresa autentica è quel dannato di Alessandro Costacurta detto Billy, anche lui fresco di rinnovo contrattuale alla tenera età di 40 anni, uscito poi per un piccolo insulto muscolare e rimpiazzato nientemeno che da Paolo Maldini. Costacurta è una spina nel fianco di Prandelli e della Fiorentina: Pasqual gli concede troppo campo, troppo spazio e lui se lo prende con autorità. All’inizio della ripresa disegna un triangolo con Kakà che sembra fatto col compasso: riceve palla e gliela scodella sulla testa che bisogna spingerla nell’angolo laggiù dove Lobont non può certo arrivare, sul palo lontano, dopo un rimbalzo galeotto.
A quel punto il Milan si sblocca e la Fiorentina invece si rimpicciolisce così da diventare una piccola cosa rispetto alla squadra ammirata nel primo tempo. Nel frattempo Lobont, il portiere viola, tradisce la inadeguatezza al confronto qualche minuto più tardi quando viene trovato da Gattuso, in ritardo, su un destro indirizzato all’angolo alto della sua porta. Il 3 a 1 di Gattuso, che festeggia a modo suo, andando sotto la curva degli ultrà rossoneri, a cui dedica il suo secondo sigillo in campionato. Col passare dei minuti emergono le differenze e persino la difesa milanista riacquista la sicurezza perduta.

Gli interventi di Prandelli (Pazzini e Bojinov: il bulgaro è una delusione unica) non modificano l’equilibrio nel frattempo raggiunto. Anzi, nel tentativo generoso, di meritarsi un diverso trattamento, i viola prestano il fianco a qualche contropiede di troppo.

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