E il Massimo di Palermo sciopera contro il "compositore di Bondi"

Salta la "prima" dell'opera di Tutino, accusato di collaborazionismo

E il Massimo di Palermo sciopera contro il "compositore di Bondi"

Un bello sciopero la sera della prima. Un bello sciopero a sorpresa in uno dei pochi grandi teatri italiani che, negli ultimi anni, è stato costantemente in attivo. E per di più uno sciopero ad personam contro il compositore dell’opera, reo di essere un «collaborazionista» del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. È quello che sta succedendo al teatro Massimo di Palermo che avrebbe dovuto aprire, stasera, la sua stagione lirica con Senso, opera scritta dal compositore Marco Tutino per rendere omaggio a Visconti e messa in programma per commemorare il 150esimo anniversario dell’Unità.
Questa la grana a sorpresa, che in queste ore, si sta trovando ad affrontare il sovrintendente del Massimo di Palermo, Antonio Cognata, un fulmine a ciel sereno che secondo Cognata rischia di compromettere anni di sforzo per portare l’ente lirico più importante di Sicilia fuori dal guado in cui si era cacciato durante le precedenti gestioni. «Perdere la prima infatti significa far infuriare il pubblico, far una ben magra figura con la stampa, far salire i costi». E di conseguenza mettere a rischio quegli utili (due milioni di euro nel 2009, l’ultimo bilancio consolidato) che sono la migliore garanzia per tenere aperto il mutuo di 18 milioni di euro (all’inizio erano 26) che ha coperto il gigantesco passivo che risale agli anni precedenti al 2005 quando ancora il ministro Bondi non aveva ancora avuto nulla a che fare con il mondo del bel canto. E non è stato nemmeno possibile per la dirigenza del Teatro tentare di impostare una trattativa con i lavoratori. «Non c’è nessuna rivendicazione seria - dice Cognata - solo un’assemblea convocata all’improvviso per scagliare attacchi personali... Come si fa a colpire un compositore per i suoi ruoli professionali?». E in effetti ieri i circa 40 dipendenti (il Massimo ne conta un totale di quasi 400) che avevano partecipato a una riunione sindacale indetta il 18 gennaio hanno diramato un comunicato di sciopero (sottoscritto dai rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Cisal) in cui di rivendicazioni chiare non c’è neanche l’ombra. Quanto a Tutino invece il comunicato è chiarissimo: «Svolge la sua attività di presidente dell’Anfols, anche con l’obiettivo di attribuire quasi del tutto ai dipendenti delle Fondazioni lirico-sinfonico buona parte delle responsabilità delle difficoltà di cui soffre il sistema». Insomma una motivazione tutta politica: il compositore, che è stato sovrintendente della fondazione lirica di Bologna, viene accusato di essere stato troppo accondiscendente, in qualità di presidente dell’Associazione delle fondazioni liriche con il Ministro, di aver «cooperato» alla stesura del decreto che ha diminuito gli stanziamenti. Questioni che hanno poco di artistico ma abbastanza per dare il «la», la scusa giusta, a quei dipendenti che non hanno digerito le riforme portate avanti da Cognata per salvare il Massimo (portando le rappresentazioni dalle 83 del 2004 alle 115 del 2009, abbassando i costi da 47 milioni nel 2001 a 36 milioni nel 2009).


E poco sembra contare che Tutino abbia ribadito che le sue richieste di audizioni a Bondi sono andate a vuoto o che sia un musicista di vaglia, con molte opere all’attivo, apprezzatissimo da personaggi (come Lucio Dalla) che difficilmente possono essere considerati dei pasdaran del governo. È ufficialmente un nemico del popolo della lirica.

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