Diavolo di un Mike. Non solo è stato capace di far nascere la televisione. Adesso ci prova, da lassù, a farla rinascere. Succederà domenica ventura, quando - come se niente fosse - si presenterà in uniforme, smoking impeccabile e cravattino d'ordinanza, da professionista dello spettacolo buono e sano, a perorare la causa del suo sponsor, un'azienda telefonica. Due spot inediti (postumi è un termine che non si addice a lui, perché è impossibile pensare che non sia più tra noi) daranno fiato, simpatia e stile a una campagna che da tempo ci regala gag e cammei ben più vividi e stagliati della pura funzione commerciale.
Nel primo avrà a fianco Fiorello. Fin qui niente di nuovo. Nel secondo lancerà il figlio più piccolo, Leonardo, vent'anni. Un passaggio del testimone che intriga e commuove. Ci sono già anticipazioni sulla sceneggiatura. Fiorello presenta l'offerta, ma invece del patriarca, a sorpresa, spunta Leonardo, e butta lì: «Papà dice che ci vuole un giovane per parlare di internet, e tu sei troppo vecchio». Dispetto di Fiore, che abbozza e domanda chi sia il regista. Da dietro la camera, candido, Mike (questa volta, invece di fare lui la domanda, dà la risposta) disinnesca tutto, confessando: «Io, perché?». Quanto Mike, in questo lampo di scena.
L'ironia garbata, sorridente, che regala spessore ed eleganza alla situazione. L'autorevolezza di un attore a tutto tondo che decide, da dietro la macchina da presa, ciak e battute. Un maestro, dolce e profondo, a suo modo. Ma soprattutto un padre, che da insegnare ha tanto, ai pargoli d'arte e al figlio autentico. Con lo sguardo azzurro, pulito, e quel sorriso a mezz'asta, sornione, di chi sa che vanno bene il successo, la popolarità, il business, ma alla fine della fiera la famiglia è l'unica cosa che conta. Non è la prima volta che spiriti magni della scena si reincarnano per sortilegio tecnologico. In Forrest Gump (1994, a firma di Robert Zemekis) accanto al vivo e vegeto Tom Hanks, gli effetti speciali scritturano, facendoli rivivere da spezzoni di film, comprimari del calibro di John Lennon, Elvis Presley e John Kennedy, dando colore di verità all'epoca affrescata del racconto, l'inizio degli anni '80. Mentre Ridley Scott girava a La Valletta, Malta, le scene finali del suo Il Gladiatore, Oliver Reed, il veterano dell'arena Proximus, scontò in un pub il suo amore per la bottiglia con un colpo apoplettico. Ma show must go on. La grafica computerizzata fece il miracolo, e il profilo dell'attore lavorò in inquadrature dal gusto un po' macabro. Anche Sir Alec Guinness, l'indimenticabile pedagogo Jedi di Star Wars, recitò post mortem grazie all'elettronica. Ma il caso di questi spot di Mike è diverso. Mike è vivo. Risorge per volontà d'affetto della famiglia, che così onora la memoria e la volontà di un galantuomo, che giustamente interpretava il lavoro come una ragione, nobile, d'esistenza. «La famiglia Bongiorno, di comune accordo con Fiorello, ha ritenuto coerente - informa una nota della società - non interrompere la messa in onda degli spot Infostrada. Una scelta maturata rispettando l’entusiasmo e il senso di professionalità che ha sempre animato Mike nel suo lavoro e con la consapevolezza di interpretare il grande orgoglio e la gioia che aveva provato collaborando, sul set, assieme a suo figlio più piccolo».
Un intero popolo sarà grato di questa scelta generosa. Facciamone tesoro, perché ci sarà da parecchio da imparare.
Come sempre, quando entrava in casa nostra il signore dell'allegria, che sotto la maschera bonaria di quell'ingenuità fatta di arte pura celava un traliccio d'acciaio di competenza, esperienza, e severa coscienza. Dando la notizia, siamo partiti con una stonatura. Non diavolo, angelo d'un Mike.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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