E il Milan è stufo del Ronaldo fantasma

Galliani non si preoccupa: "Infortunio lieve, lo dicono i medici e lo stesso giocatore". Ancelotti è rassegnato: "Questa volta non c'è, domani non so. Viviamo alla giornata". E resta in dubbio anche per Reggio

E il Milan è stufo del Ronaldo fantasma

Milano - Adamo aveva il pomo, Achille il tallone e Ronaldo il polpaccio. Più peccatore che eroe, il Fenomeno non manca di far parlare di sé e dei suoi muscoli, nuovo cruccio dopo il ginocchio maledetto dei tempi dell’Inter. Il tutto proprio mentre un altro brasiliano fa urlare la curva al gol.

Eppure, il fantasma claudicante del numero 99 si aggira nella pancia dello stadio. C’è chi lo avvista nel parcheggio, accanto ad Adriano Galliani; c’è chi lo scorge negli occhi mesti di Gilardino che si accomoda in panchina; c’è chi lo sente riecheggiare nelle risposte secche di Ancelotti in sala stampa.

Già, perché al Milan cominciano ad averne abbastanza di un Ronie a intermittenza come le luminarie. Natale è passato da un pezzo e il fastidio serpeggia. Qualcuno lo maschera bene, come Galliani: «I medici dicono che è una cosa da poco, il giocatore dice che è una cosa da poco. Ma Ronie non gioca». Qualcun altro invece borbotta: «Ronaldo? Ha un problema al polpaccio. Per oggi (ieri, ndr) non è disponibile. Domani non so. Si vive alla giornata». Telegrafico, Ancelotti.

Insomma, nessuno azzarda più previsioni o interpretazioni sui guai di Ronaldo. La sua salute è più insondabile dei fondi di caffè e più indecifrabile dei responsi della Sibilla. Anche perché negli ultimi sei mesi le cronache sono ricche di annunci poi smentiti dai fatti. È il 5 settembre e Ronaldo è fermo da oltre un mese: Ancelotti è ottimista e sgombra il campo dalle malelingue: «Si sta facendo confusione, è stato un semplice infortunio. A Siena, dopo la pausa, ci sarà». Peccato che da quel momento passino altri due mesi e mezzo di rinvii e voli in Brasile dal dottor Runco, prima di rivederlo in campo. Succede a Cagliari, dove il Fenomeno colleziona 90 minuti e un palo. Salvo poi infortunarsi al polpaccio tre giorni dopo, durante il riscaldamento in Benfica-Milan.

Il polpaccio sembra ancora un’anonima parte anatomica. Diventerà un incubo. È il 3 dicembre quando Galliani afferma che «Ronaldo non ha alcuna lesione, solo una lieve contrattura. Speriamo sia pronto per l’esordio al Mondiale per club». Una speranza coltivata per mesi («Ronie è il nostro Sansone e sarà al top a Tokyo», si augurava Berlusconi a ottobre), ma destinata a rimanere vana nonostante il consiglio del presidente: «Bisogna portarlo a Lourdes».

Ma neppure l’acqua santa riuscirebbe nel miracolo e Ronaldo in Giappone ci vola solo per riprendere con la telecamera i festeggiamenti dei compagni, come un pingue turista giapponese in piazza Duomo. Anche il Cavaliere sembra arrendersi: «È un mistero. Il suo è un problema psicologico, perché a livello fisico non ha niente». Si fa strada l’idea del Malato Immaginario, poi la pausa natalizia e le voci sul trasferimento al Flamengo sembrano chiudere le polemiche.

Il resto è storia recente. Il Fenomeno torna contro il Napoli, segna due gol, si merita i complimenti di tutti. Berlusconi addirittura gli pronostica una carriera «alla Maldini», fino ai 40 anni. E lui? Si ripresenta con le treccine, gioca ancora a Udine, pochi minuti a Bergamo. Ti aspetti che col Genoa torni decisivo.

E invece si ferma, dando ragione a chi lo ha bollato come un giocatore un tempo ottimo ma ormai incapace di sostenere fisicamente i ritmi del calcio moderno.

Non resta che aspettarlo, senza mettere fretta al suo polpaccio. Magari invece di convocarlo sarebbe meglio evocarlo. Non si fa così, con i fantasmi?

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