E' morto Giorgio Bocca, giornalista "antitaliano" Domani i funerali a Milano

Si è spento a 91 anni nella sua casa milanese al termine di una breve malattia. Penna "partigiana" e faziosa che per 70 anni ha raccontato l'Italia a modo suo. Guarda le foto

E' morto Giorgio Bocca, giornalista "antitaliano" Domani i funerali a Milano

E' morto il giornalita-partigiano. Giorgio Bocca si è spento a 91 anni nella sua casa milanese. E' stato uno dei grandi attori del giornalismo italiano, con articoli e libri ha raccontato l'Italia attraverso la sua passione per i fatti e il suo punto di vista politico e polemico. Dalla lotta partigiana alle inchieste sull'Italia degli anni Sessanta, fino ad arrivare all'ultima fase, quella della crociata antiberlusconiana. I funerali si svolgeranno domani mattina alle 11 nella basilica di San Vittore al Corpo a Milano.

Un giornalista militante e fazioso che, in oltre settant'anni di carriera, ha scritto un pezzo della storia del giornalismo italiano. Negli ultimi diciassette anni della sua carriera ha dedicato gran parte della sua produzione alla critica senza esclusione di colpi del fenomeno Berlusconi. Una lotta che ha portato avanti dalla sua rubrica sull'Espresso, dalle colonne di Repubblica ma anche con libri come Piccolo Cesare. Una posizione dura, dalla quale spesso non ha risparmiato neppure colpi sotto la cintura.

Nato a Cuneo il 28 agosto del 1920, Bocca ha iniziato la carriera già a metà degli anni '30, su periodici e settimanali. Nella gioventù di Bocca c'è una breve parentesi fascista che, riscoperta molti decenni dopo, ha suscitato molto scalpore per alcuni articoli di stampo razziale. Durante il periodo universitario si iscrisse al Guf (Gruppo fascista universitario) e scrisse per alcune riviste del regime. Dopo l'8 settembre passò alla lotta partigiana e fu tra i fondatori del gruppo di Giustizia e Libertà. Riprese allora l'attività giornalistica, scrivendo per il giornale di GL, poi per la Gazzetta del Popolo, per l'Europeo e per Il Giorno.

Nel 1976 fu nella pattuglia di giornalisti che insieme a Eugenio Scalfari fondò il quotidiano la Repubblica, con cui ha sempre continuato a collaborare. Una carriera sterminata divisa tra la scrittura di articoli, inchieste, commenti e libri. Una produzione che spazia dall'attualità politica all'analisi sociale ed economica all'approfondimento storico e storiografico, con un particolare occhio di riguardo per la sua esperienza nella lotta partigiana.

Poi, nell'ultimo ventennio, la sua produzione si è quasi totalmente spostata verso l'analisi e la critica della politica di Silvio Berlusconi e del Centrodestra. Una posizione di antiberlusconismo "tout court" che Bocca ha sempre manifestato con estrema chiarezza sia dalle colonne delle testate che lo ospitavano, sia in televisione. Tuttavia, tra il 1983 e i primi anni Novanta, è stato autore di numerose trasmissioni di approfondimento proprio per alcune reti televisive della Fininvest di Silvio Berlusconi, quello che negli anni successivi per Bocca diverrà il "Piccolo Cesare" da abbattere.

Si ricorda, sempre negli ultimi anni, anche la polemica con Giampaolo Pansa suo ex "compagno di banco" a l'Espresso e Repubblica. Bocca criticava ogni forma di revisionismo nei confronti del fascismo e i libri di Pansa finirono sotto la penna affilata dell'anziano cronista.

Tra cronaca e provocazione, le bordate di Bocca hanno sempre fatto discutere. Bocca non era un giornalista per tutti, era un "partigiano" del giornalismo, un decano che, specialmente negli ultimi anni, lanciava velonese stilettate a tutti i colleghi che non condividessero il suo punto di vista. Un carattere ruvido, dicono gli amici, che lo ha portato spesso a battibeccare con giornalisti della stessa sponda politica o della stessa testata.

Il suo ultimo articolo è stato pubblicato su l'Espresso il 28 novembre e trattava l'alluvione in Liguria.

La scomparsa del giornalista di Cuneo ha scosso il Natale del mondo della politica e dell'informazione ed è iniziata subito una pioggia di dichiarazioni e commenti bipartisan. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto ricordare "la figura di spicco del movimento partigiano rimasto sempre coerente con quella sua fondamentale scelta di campo per la libertà e la democrazia".

Immediati anche i messaggi dei molti colleghi e amici, a partire dal gruppo editoriale L'Espresso: "Giorgio Bocca era un grande amico, un uomo di Repubblica ma anche un personaggio appassionato della storia repubblicana incompiuta del nostro Paese. E proprio le vicende di questi giorni ci fanno dire quanto ancora ce ne sarebbe bisogno", è questo il saluto del direttore di Repubblica Ezio Mauro. "Un caro amico e una persona che ho molto ammirato per coerenza e cocciutaggine", lo ha ricordato così l'editore Carlo De Bendetti.

Il ricordo di un pezzo di strada fatto assieme arriva anche dal direttore del Tg4 Emilio Fede: "Ci ha lasciato Giorgio Bocca. Un grande giornalista, un grande scrittore. Un grande amico, con il quale ho vissuto l'inizio della mia avventura giornalistica alla Gazzetta del Popolo di Torino".

E anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, vuole ricordare che "Al di là della sua ultima fase, i suoi servizi giornalistici negli anni '60-'70, fondati sull'analisi delle nuove realtà economiche e sociali del Paese e il suo libro su Palmiro Togliatti che mandò in crisi tutta la agiografia messa in piedi dal Pci".

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