E in Olanda Wilders celebra il trionfo scappando in segreto a Los Angeles

di Maria Cristina Giongo

L'Aia «È una bella notizia non solo per il nostro partito, ma anche per tutta l'Olanda», ha commentato Geert Wilders, leader del Partito della Libertà (Pvv), quando ha saputo di aver conquistato 4 seggi all'Europarlamento. Il Pvv ha ottenuto il 17% dei voti, quasi il triplo rispetto alle politiche del 2006. Un trionfo, considerato che i cristiano-democratici del premier Balkenende ne hanno persi due calando a cinque e che il grande sconfitto, il partito socialista, è sceso da 7 a 3 seggi.

La città che ha dato più voti al Pvv è Rotterdam, proprio quella dove il 5 gennaio scorso è stato eletto il primo sindaco straniero, Ahmed Absoutaleb, 47 anni, con doppia nazionalità olandese e marocchina. Roccaforte dell'Olanda tradizionalmente tollerante e aperta è rimasta Amsterdam, dove i verdi di sinistra e il partito D66, simile ai nostri radicali, hanno ottenuto complessivamente oltre il 40% dei voti, contro il 20% a livello nazionale.

«La nostra vittoria è una bella notizia per chi lavora duramente e onestamente - ha continuato Wilders -, affinché i suoi figli possano vivere dignitosamente in un'Olanda che sia veramente degli olandesi. Ma anche una buona notizia per gli europei che amano l'Europa e odiano l'Euroarabia. L'Olanda deve uscire da un incubo che dura da troppo tempo; fatto di tasse pazzesche, criminalità, assistenza sanitaria scadente, burqa, immigrazione clandestina, tirannia islamica, impoverimento. Questa è solo la prima conquista: il bello deve ancora venire. Lo prometto ai miei elettori; il motore è avviato, è caldo, sta girando a grande velocità».

È raggiante, Geert Wilders, si accalora mentre parla; lancia frecciate al governo di maggioranza e alla sinistra, «tutti e due dovrebbero alzare i tacchi ed andarsene», dice e poi chiede un applauso per Barry Madlener, rappresentante del partito a Bruxelles, 40 anni, che cominciò la sua carriera al fianco di Pim Fortuyn, il leader anti-immigrazione ucciso barbaramente il 6 maggio 2002 in un agguato. Solo un mese fa Wilders era stato citato a giudizio per la sua battaglia contro il radicalismo islamico, con l'accusa di discriminazione e di «seminare odio e zizzania» Quello che si terrà fra pochi mesi secondo Wilders è «un processo politico contro di me che in fondo dico solo quello che milioni di olandesi pensano».

Nel frattempo il suo braccio destro, Barry Madlener, ha spiegato a sommi capi il programma che presenteranno all'Europarlamento. «Prima di tutto vogliamo che venga diminuita la quota che sino a ora siamo stati costretti a pagare; anzi, dovremmo chiedere indietro ben 4,2 miliardi. È assurdo che la "piccola" Olanda debba versare un contributo due volte superiore alla Germania e sei volte superiore a quello versato dalla Francia! Nel nostro Paese ci sono progetti fermi da trent'anni per mancanza di fondi. Invece dovremmo impiegare i nostri soldi per costruire strade in Portogallo». Ma non è tutto. «Ovviamente ci batteremo perché la Turchia non metta piede nell'Ue. I Paesi islamici devono starne fuori. Non dimentichiamo che la Turchia, che diventerebbe la nazione con il maggior numero di abitanti dell’Ue dopo la Germania, assumerebbe immediatamente una posizione di supremazia. La terza priorità sarà l'espulsione dalla Ue di Romania e Bulgaria».

La Commissione europea ha intanto redarguito l'Olanda per aver diffuso i risultati delle votazioni senza attendere gli altri Paesi. Di norma tutti i 27 Paesi votanti devono rendere noti i risultati nello stesso giorno: che sarebbe domenica prossima. Per chi trasgredisce questa regola è prevista una multa. In quanto a Geert Wilders è improvvisamente partito per Los Angeles.

Il motivo di questo viaggio resta un mistero; per motivi di sicurezza, considerato che la sua vittoria avrà provocato le ire dei suoi acerrimi nemici? Oppure per rilasciare un'intervista negli Stati Uniti dove è molto popolare? Sono solo ipotesi. Magari si è allontanato soltanto per concedersi una pausa di riflessione e rilassarsi in attesa del processo, che ironia della sorte, lo vedrà sul banco degli imputati.

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