Prigioniero tra le mura casalinghe, bombardato da notiziari che gli raccontano tutte le atrocità di tutti i cantoni del globo, l'uomo europeo è già una vittima di se stesso e della propria storia, così lunga, così difficile. Quando era macilento e debole e affamato, conquistò il pianeta. Oggi è ricco (anche quando è povero, non dimentichiamolo) e ingrassa nella sua ignoranza visiva e sonora. Appena esce di casa non esita a litigare per un'insalata comunitaria, un vino comunitario, una moneta che regge a stento, un accordo che non vale la carta su cui è stato steso.
Alle attese dei tanti e giovani Grégoire Delacourt, siano nati a Parigi o a Vigevano, bisogna rispondere: non con slogan beceri, non con bandiere stinte, non con i fumismi di una sociologia arbitraria. Un saggio diceva: uomini, curate i commerci, vi aiuteranno a trovare le idee. Ma in un mondo che ha ridicolizzato le frontiere, al posto dei dazi noi abbiamo piazzato fili spinati ideologici, muri di incomprensione e dispetto e negatività.
Dobbiamo riscoprire la nostra anima sepolta.
Giovanni Arpino - 17 maggio 1982
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