Francesca Angeli
da Roma
La Chiesa ha, ovviamente, pieno diritto di parola su questioni come la famiglia, i consultori e l’aborto. «Non credo che sia venuta la stagione per cui in Italia ci si debba vergognare di essere cattolici». E mettere in discussione il Concordato oggi è «una bestemmia laica». Il ministro della Salute, Francesco Storace, interviene ancora una volta sul tema della tutela della vita mentre restano sempre altissimi i toni dello sconto con una parte del mondo laico (sinistra, socialisti e radicali) che insiste nel giudicare intollerabili ingerenze gli interventi del Vaticano.
«In questo Paese possono parlare tutti tranne la Chiesa se non quando fa comodo alla sinistra - osserva il ministro -. C’è addirittura chi mette in discussione il Concordato sostenendo una tesi bizzarra: potete parlare ma rinunciate all’8 per mille, come a dire ti ho comprato per cui stai zitto. Credo che questa sia una vera bestialità».
Storace osserva che il diritto alla vita non è questione che interessi soltanto i cattolici e ribadisce di essere personalmente contrario all’aborto ma di avere il dovere «come ministro di questa Repubblica» di garantire il diritto all’aborto. Diversa la questione della pillola abortiva, la Ru486, al centro di una bufera politico-sanitaria dopo che alcune regioni hanno deciso di sperimentarla e altre, come la Toscana, di distribuirla direttamente alle donne che ne fanno richiesta come alternativa all’intervento chirurgico. Storace vuole «essere certo che la pillola abortiva non faccia del male. Ci sono donne che sono addirittura morte in alcuni Paesi». Ecco perché si è affidato al parere del Consiglio superiore della Sanità, e ha ritenuto necessario passare attraverso la sperimentazione anche se la pillola in molti Paesi Ue è in commercio da decenni. Per Storace è necessario «diradare la confusione attorno a questa pillola» che il ministro ritiene debba essere confinata a casi particolari e che non debba rispondere a una «richiesta di massa perché così allora si aggira la legge che regola l’immissione di farmaci non registrati in Italia».
Al ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo che aveva proposto la distribuzione gratuita dei profilattici anche come misura di prevenzione dell’aborto Storace replica freddamente che «non vanno spesi soldi pubblici per i preservativi». Meglio destinarli ai vaccini. Posizione condivisa dal ministro per le Politiche agricole, Gianni Alemanno, che invita alla cautela.
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