E sul sito la Cgil scrive: «Legge Biagi eversiva»

Molti dei terroristi trovati appartenevano, a diversi livelli alla Cgil. Brutta storia. Il sindacato per bocca del suo segretario Guglielmo Epifani e di altri dirigenti ha affermato che si interroga su questi fatti. Speriamo che lo faccia bene e in profondità ma non troppo a lungo perché è ora di fare un bel repulisti. Si potrebbe partire dal sito della Cgil della Lombardia. Ieri, come in molti in questi giorni, abbiamo rovistato in quel sito alla ricerca di dichiarazioni, di prese di posizione su quello che sta avvenendo e ci siamo imbattuti in qualcosa di molto significativo che, riteniamo, i nostri lettori debbono conoscere.
Nell'Area Giuridico-legale del sito curato appunto dall'Ufficio Giuridico Cgil Lombardia sull'ormai nota Legge 30 o Legge Biagi c'è un documento che si intitola così: «La delega al governo per il mercato del lavoro: un disegno autoritario nel metodo, eversivo nei contenuti». Se non avessimo letto che si trattava della Legge Biagi avremmo pensato che si riferivano, gli scriventi, ad un colpo di Stato nell'America Latina. E invece, purtroppo (e lo scriviamo colti da sfinimento per l'arretratezza di questo sindacato italiano), si tratta di un commento alla legge che prende il nome del professore ucciso dalle Br a Bologna: Marco Biagi. Come tutti sanno le idee di Marco Biagi non sono distanti da quelle del professor Pietro Ichino sul quale, da tempo, si sono appuntate le «attenzioni» delle stesse Br.
Ma si può nel Ventunesimo secolo parlare della riforma del lavoro costruita da un eminente giurista con intenti sicuramente non lesivi dei diritti dei lavoratori e chiamarlo «eversivo»? Delle due l'una: o questi signori non conoscono la lingua italiana (cosa sempre possibile) oppure sanno di cosa parlano e allora la gravità di quello che hanno scritto è ben maggiore perché eversivo si può scrivere, e si deve scrivere, dei loro associati che bazzicano le Br e non di una legge delega di riforma del lavoro. Perché le parole sono, talora, pesanti come le pietre. E quando si mettono in giro non si sa mai in che mani possono andare a finire: magari in quelle di un esaltato, magari in quelle di uno sprovveduto, magari in quelle di uno che crede veramente che Marco Biagi, o Pietro Ichino o Massimo D'Antona siano dei sovversivi. Ma come si fa a non capire la pericolosità di linguaggi e atteggiamenti del genere? Ma come si fa, dopo la morte di Marco Biagi, a lasciare ancora sul sito un'infamia del genere? O lo pensano ancora?
Ma questi signori lo sanno a che punto è la riflessione della sinistra più avanzata: ad esempio quella dei laburisti inglesi o dei democratici americani? Vadano a leggersi se non la conoscono, ad esempio i documenti della Brookings Institution - fondazione di studi politici e legislativi dei democratici statunitensi - o gli scritti di Alan Milburn, presidente onorario di Progress, equivalente dei laburisti inglesi (meritoriamente tradotti e diffusi in Italia dalla rivista Critica Sociale). In un documento dell'anno scorso che si chiama «The Hamilton project» gli intellettuali della Brookings scrivevano che ormai è arrivato il momento di riscoprire il valore del rischio individuale e di mettere in piedi delle politiche economiche e sociali che spingano gli individui al rischio, a divenire imprenditori di se stessi, a non rifugiarsi in uno stato assistenziale culturalmente ingiusto e finanziariamente impossibile. Milburn, intervenendo al congresso dei laburisti inglesi, elogiava Gordon Brown, il cancelliere inglese per il blocco dei salari pubblici ed elogiava un'economia flessibile come strumento privilegiato di creazione della ricchezza. Sosteneva anche che non si deve più pensare ad una redistribuzione della ricchezza ma ad una redistribuzione delle opportunità offerta ai singoli individui come nuova strada di lotta alla povertà. Questa è la sinistra inglese e americana. Qui da noi l'ufficio giuridico della Cgil giudica la Legge Biagi autoritaria nel metodo ed eversiva nei contenuti.
Mamma mia in che Paese siamo.

A noi, francamente, ci basterebbe che quelle cose della sinistra anglo-americana fossero convintamente assunte da tutti i leader e i dirigenti del centrodestra. Perché disperiamo, e ci dispiace, che possono essere assunte da un sindacato che sul proprio sito scrive queste cose.

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