Partecipa nella sua Terlizzi alla processione per la madonna di Sovereto, patrona della città. Poi vola a Roma, per una passerella al «Che tempo che fa» di Fabio Fazio, giusto per rivendicare un'idea alternativa di leadership della sinistra. Ieri era di nuovo a Bari, per definire la sua nuova giunta, che sarà presentata domani pomeriggio, subito dopo la proclamazione a presidente.
È davvero iperattivo e adrenalinico, il rieletto governatore pugliese, Nichi Vendola (Sinistra ecologia e libertà), detto «Nichita il rosso». Un «rosso» tutto particolare, visto che la sua è una «rivoluzione gentile», si proclama allo stesso tempo omosessuale e cattolico praticante, ma intanto le suona ai «big» del Pd che poco lo amano. Ma l'ultimo atto della fase elettorale è andata in scena ieri pomeriggio, quando Vendola ha voluto incontrare personalmente i suoi antagonisti, in particolare Adriana Poli Bortone, candidata di Io Sud sostenuta dall'Udc (poi Nichi ha visto pure Angelo Sanza, segretario regionale udicino e il comunista Michele Rizzi). Incontri - hanno dichiarato i convocati - «di cortesia». Secondo l'entourage vendoliano sono serviti a illustrare, in linea di massima, le priorità sulle quali intende lavorare la nuova giunta regionale. Un atto di cortesia inconsueto e davvero gentile, se non fosse che sia stato del tutto snobbato il secondo arrivato nella competizione elettorale, Rocco Palese. Ad andare su tutte le furie è stato il consigliere pidielle Nino Marmo, che ha fatto riaffiorare i sospetti sulla liaison (denunciata dal Giornale alla vigilia delle Regionali) tra Vendola e la Poli Bortone: una specie di patto elettorale che è costato la sconfitta al centrodestra. Non sono piaciuti a Marmo, questi «incontri di cortesia». «Delle due l'una - ha quindi dichiarato l'esponente del Pdl -: o tali avversari erano in realtà alleati di fatto, e Vendola pertanto cortesemente li ringrazia; o egli ha inteso deliberatamente compiere un atto di scortesia nei confronti dei rappresentanti del 44 per cento del popolo pugliese che ha votato centro-destra».
Se al Pdl fittiano terremotato non resta che masticare amaro, anche il Pd non ride. Molti suoi esponenti, a cominciare dal sindaco barese Michele Emiliano, non hanno condiviso la fretta del governatore a varare la nuova giunta, nonché alcuni dei nomi. Ma ormai sembrano poche le possibilità che cambino. Nove dovrebbero essere i nomi noti, cinque le reclute. Soprattutto sette saranno le donne, alla pari degli uomini. La «golden lady» e probabile vicepresidente sarà Marida Dentamaro, avvocato amministrativista, messa alla porta come vicesindaco da Emiliano quando era una parlamentare dell´Udeur di Mastella, ora invece in ascesa grazie all'amicizia con Massimo D´Alema, che risale ai tempi della Bicamerale. La Dentamaro è in vacanza all´estero, in California, e rientrerà in Italia il primo maggio, in ritardo di novantasei ore rispetto all´annuncio della incoronazione come numero due di Vendola. Non un ottimo inizio, per lei.
«Novizie» saranno poi Alba Sasso (Sel, assessore al Diritto allo studio) e Maria Campese (Prc, al Turismo). Le altre due new entry saranno il magistrato Lorenzo Nicastro (Ambiente) e Nicola Fratoianni, giovanotto toscano trapiantato da queste parti dal 15 settembre 2004, cui sarà affidato il ruolo di assessore alla Presidenza (è il consigliere politico di Vendola).
I nove «veterani» dell´esecutivo sono i baresi Angela Barbanente (Urbanistica), Tommaso Fiore (Salute), Silvia Godelli (Cultura), Guglielmo Minervini (Pd franceschiniano, ai Trasporti), i salentini Loredana Capone (Pd vicino ad Emiliano, allo Sviluppo economico) e Dario Stefàno (Agricoltura), il fasanese Fabiano Amati (Pd franceschiniano, alle Opere pubbliche), la cerignolana Elena Gentile (Pd bersaniano, ai Servizi sociali), il tarantino Michele Pelillo (Pd bersaniano, al Bilancio).
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